GROSSETO – Il vescovo Rodolfo Cetoloni augura a tutti Buona Pasqua. Lo fa con un messaggio che riportiamo integralmente.
“Tutto è così veloce che non permette, spesso, di andare oltre il superficiale e il rimedio momentaneo.
Siamo così inondati da preoccupazioni e da notizie veloci, che non è facile porre vera attenzione o dare ascolto.
E il “segreto di noi”, nel quale il Padre ci conosce e ci ricompensa (cfr. Mt 6) rimane solo, compresso, appartato, talvolta vuoto.
All’inizio della Quaresima il Vangelo della Liturgia delle Ceneri ci aveva invitato a “chiuderci” in questo “segreto” per vivere sul serio, in esso, la preghiera, il digiuno, l’elemosina… le relazioni insomma.
Non so se ce l’ho (hai) messa tutta o se ce l’ho (hai) fatta a vivere così. Mi pare però che non sia accaduto molto anche attorno, qui vicino e altrove.
Sono cresciuti il disagio e il gridarlo, questo sì!
Forse faremmo bene tutti a fermarci un po’ di più a pensare, considerare, ascoltare e ascoltarsi, discernere e non voler vincere per forza, gridando.
Per tante cose, dalla violenza che c’è in giro, alle ingiustizie verso i più deboli, gli indifesi, gli anziani o le donne o i bambini, dai litigi quotidiani in casa e per strada, anche per poco o nulla, alle diatribe politiche di parte…
Da vescovo penso anche alle nostre questioni di “sacrestia” e a quelle più gravi di visione di Chiesa (locale e universale), di evangelicità invocata e di perdita di memoria sulla nostra identità cristiana.
Penso spesso e con un po’ di sana invidia ai modi intensi di papa Francesco, pervasi di immediatezza e di verità semplice, come a quelli che amavo leggere di papa Benedetto, con le sue parole profonde, pensate e luminose.
E invece vedo e sento reazioni che non mi pare abbiano profondità, che non assumano il discernimento responsabile dell’uno e dell’altro… tanto per rimanere tra la sacrestia, l’altare e la strada!
In questo magma vitale mi vedo ormai alle porte della Pasqua 2017, la Pasqua cristiana dell’uomo Gesù Crocifisso-Risorto e Lo guardo dentro questa contemporaneità.
A come Lui è “entrato” dentro di sé, a come è stato a-tu-per-tu col Padre, ma anche col maligno e con le persone (il cieco di Siloe, la donna di Samaria o l’amico Lazzaro). A come ha dato tempo, come ha preso sul serio il male, la tentazione, il rischio di tutto ma anche il proprio valore e il perdere la sua vita nelle circostanze, nelle cose, per il Padre, per i suoi, per tutti.
La croce Lo regge ben salda sulle rocce. Il suo sangue scorre e intride di sé le zolle. Vi scende profondo, addolcendole.
Il “chicco di grano” (cfr Gv 12) muore davvero, schiacciato e macerato, ma il germe di vita comincia a risalire spaccando le zolle e la pietra del sepolcro è ribaltata. E Lui è vivo e chiama di nuovo per nome e dice “Pace!” e “Toccate le mie ferite!” (cfr Gv 20). Si interessa se abbiamo preso qualcosa pescando senza di Lui, e ci manda di nuovo a gettare la rete e chiede “Mi ami tu di più?” (cfr Gv 21)…
La coltre pesante della superficialità e della velocità si ferma dinanzi alla compattezza umana del nostro Gesù Crocifisso-Risorto, del suo morire e scendere negli Inferi e del suo trarre i morti dal buio dello Sheol.
Che nel segreto in cui non siamo riusciti a scendere da noi, lasciamo entrare Lui, sorpresi come gli apostoli al suo apparire a porte chiuse nel cenacolo; o come la Maddalena al sentirsi chiamare per nome mentre Lo piangeva, cercandolo ancora tra i morti; o come Giovanni e Pietro sul lago ridiventato pescoso…
Egli vi è già sceso nel nostro “segreto”, quando ci ha intrisi di battesimo.
Si è già fatto carico di tutto sulla croce, ma ha anche portato tutto risorgendo e Gli apparteniamo.
Ha affisso sul legno della vergogna e dell’amore gratuito l’atto di accusa che ci mangia dentro, il libello del riscatto dal nostro debito, e il Padre lo ha fatto “Signore” di tutte le cose, delle nostre vite, dell’investimento che Egli ha fatto su ognuno di noi.
Quale grande, segreta bellezza!
Credo nel Signore Gesù, Crocifisso-Risorto e lo proclamo Signore dentro il segreto di ogni cosa e di ogni persona come appartenente a Lui, fondata sulla Sua compattezza!
E tutto questo, dentro il tempo che stiamo vivendo, dentro le nostre fatiche, dentro questo crogiuolo di umanità.
Così soltanto intravedo Pasqua, col desiderio di appoggiarvi sempre di più la mia vita e dirlo a tutti, anche nel semplice “Buona Pasqua” di quest’anno.
Christòs anèsti! Alethòs anèsti!
Buona Pasqua”.