GROSSETO – “Il partito trasversale a favore degli interessi della società privata Sat, concessionaria dell’ipotetica autostrada Livorno – Civitavecchia, si è di nuovo subito attivato per garantire al concessionario privato fondi pubblici e prevedere il pedaggio a carico dei maremmani, a cui sarebbero obbligati, vista la mancanza di una viabilità alternativa”. Lo scrive, in una nota stampa, la segreteria provinciale di Rifondazione Comunista.
“Dall’onorevole Matteoli, all’onerevole Sani è un fermento di iniziative – prosegue Rifondazione – che ci rammentano quelle messe in campo dagli stessi soggetti per accantonare il famoso accordo del 2001 sul progetto esecutivo Anas della messa in sicurezza dell’Aurelia con i fondi già stanziati dallo Stato. Allora quell’accordo aveva trovato il consenso di tutte le istituzioni nazionali e locali e di tutte le associazioni del mondo civile e ambientalista.
Ma, subito dopo quell’accordo, i suddetti signori uscirono con uno slogan sorprendente e convincente: “ Un soggetto privato vuole realizzare l’autostrada senza oneri per lo Stato. Perché impedirlo?”. Era una bufala ben studiata, come denunciammo subito, e a dimostrarla, dopo qualche anno, è stato nel 2008 l’allora ragioniere generale dello Stato, Monorchio, che in sede di autorizzazioni quantificò un onere per lo Stato insopportabile. Ma quella menzogna fu utile per accantonare la messa in sicurezza dell’Aurelia: in questa strada con decine di entrate e attraversamenti a raso si doveva continuare a morire, non doveva essere messa in sicurezza, altrimenti l’autostrada non l’avrebbe presa nessuno. E così è stato”.
“Oggi verifichiamo come sia falso quel coro unanime registrato pochi giorni fa alla notizia della necessità di una valutazione comparativa tra soluzioni diverse (autostrada o messa in sicurezza delll’Aurelia), che consenta di garantire l’interesse della collettività: viabilità in sicurezza a costi minori. Tale valutazione non l’hanno mai voluta e hanno sempre disconosciuta quell’unica fatta dalle Università italiane.
E’ evidente che il partito degli interessi privati non demorde”.