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di Mirella Santucci, Infermiera Legale-Forense
Il termine è inglese, come spesso accade, ma il concetto si traduce bene anche in italiano “cultura della salute”. Per Health Literacy si intende «Il grado in cui gli individui hanno la capacità di ottenere, elaborare e comprendere le informazioni di salute, i servizi e le competenze necessarie per prendere decisioni e compiere azioni informate per la salute» (Paasche-Orlow, 2012).
Scarse competenze di Health Literacy comportano per i pazienti: scelte poco salutari, comportamenti rischiosi, minore capacità di autogestione e più ospedalizzazione.
“Negli Stati Uniti la Health Literacy è oggetto di studio da almeno 20 anni e tutte le ricerche confermano che minore è la cultura della salute di una persona, peggiore è il suo stato di salute. Insomma, aumentare la giusta informazione dei cittadini porta dei risultati anche in termini di benessere”, ha spiegato Peter Schulz, professore ordinario di Teoria della Comunicazione e Comunicazione Sanitaria, direttore dell’Institute of Communication and Health dell’Unità Svizzera Italiana, in occasione della presentazione del decalogo sulla Health Literacy.
Per aumentare la cultura della salute dei cittadini la rete rappresenta una grande opportunità, ma allo stesso tempo pone delle sfide, che vanno sapute gestire. Infatti, oltre l’88% degli italiani (il 93,3% tra le donne) consulta il web quando ha bisogno di informazioni sulla salute e il 44% ritiene che rivolgersi a internet sia poco o per nulla rischioso. Il quadro emerge da un sondaggio commissionato da IBSA Foundation for Scientific Research e mette ben in evidenza come nella consultazione delle informazioni online le persone cadano nelle dinamiche di confermazione tipiche anche della vita offline: spesso, cioè, si va alla ricerca di conferme delle proprie idee piuttosto che di confutazioni. Il dato più allarmante è relativo alla bufale in rete e, in particolare, sui Social Network: quasi la metà degli intervistati non sembra preoccuparsene. Scarsa anche l’attenzione verso le fonti: il 44% si affida per abitudine ai primi risultati della pagina con una differenza rilevante tra i 18-24enni (55% del campione) e gli ultra 65enni (appena 22,7%).
FATE ATTENZIONE: l’enorme possibilità offerta dalla rete in tema di disponibilità di informazioni può trasformarsi IN UN PERICOLO se gli utenti non sono in grado di valutare l’affidabilità di quello che trovano.
Per difendersi dalle bufale, ecco i 10 punti del decalogo, elaborato dalla IBSA Foudation, e opportuni da seguire, quando si ricercano in rete informazioni sulla salute:
1. OCCHIO ALLE FONTI: è necessario prestare la massima attenzione all’estensore delle informazioni di cui stiamo usufruendo. Da privilegiare le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute ed affidabili. Le affermazioni che non fanno riferimento a fonti attendibili sono sempre da prendere con il beneficio del dubbio.
2. FORUM E BLOG: scenario del dibattito virtuale, in cui vengono raccontate esperienze personali sono fonti particolarmente insidiose perché suscitano empatia ma non è detto abbiano affidabilità scientifica.
3. CONTROLLIAMO LE DATE: La tempistica della diffusione di informazioni è cruciale per la sua efficacia: è buona norma controllare la data di pubblicazione (dovrebbe essere sempre presente) dei contenuti che stiamo consultando. Anche informazioni su terapie o allarmi, corrette al momento della pubblicazioni alcuni anni fa, potrebbero non essere più attuali.
4. NON CERCHIAMO SOLO CONFERME: Attenzione al funzionamento dei motori di ricerca e… della nostra mente! Se ricerchiamo determinate parole ci verranno restituite pagine che le contengono, orientando i risultati ed influenzandoci. Da non sottovalutare il meccanismo di funzionamento di motori di ricerca e social network: il web ci propone, in prima battuta, informazioni che ricalcano le nostre ricerche precedenti.
5. ATTENZIONE A COSA PERCEPIAMO DI QUANTO LEGGIAMO: Bisogna tenere presente che tendiamo a prestare maggiore attenzione e a riporre maggior fiducia nelle informazioni in linea con quanto già sappiamo o crediamo. Un altro meccanismo psicologico da considerare è l’effetto della paura nella percezione delle informazioni: quando cerchiamo sul web dei sintomi (veri o presunti) siamo propensi a dare maggiore credito a informazioni “negative” suggestionati dai nostri timori rispetto ad una malattia.
6. NON VERGOGNIAMOCI DI CHIEDERE: Nella comunicazione con il medico è importante chiedere di non parlare rapidamente o con termini troppo tecnici. E nel caso in cui alcune informazioni non dovessero essere chiare, è sempre possibile chiedere al medico di ripetere una seconda volta, eventualmente concentrandosi su uno o due punti chiave.
7. NON ANDIAMO DA SOLI DAL MEDICO: Farci accompagnare da qualcuno nelle visite più importanti può aiutare a migliorare la comprensione di quanto detto dal medico e a comprendere correttamente le azioni che dobbiamo intraprendere. Diminuisce la soggezione psicologica.
8. RIPETIAMO QUELLO CHE ABBIAMO CAPITO: prima di congedarci dal medico può essere utile ripetere quello che si è capito rispetto alla patologia e al percorso di cura ipotizzato. Avremo la conferma di aver ben capito, fisseremo meglio nella memoria quanto appreso e saremo più attenti nel seguire le indicazioni.
9. CAPIRE A COSA SERVONO I FARMACI CHE SI PRENDONO aiuta a seguire le indicazioni del medico rispetto alla loro assunzione. Se necessario, fare domande al medico sui rischi e benefici delle indicazioni ricevute finché non si comprendono bene le risposte.
10. LA MEDICINA PERSONALIZZATA: le informazioni aiutano a prendere decisioni in maniera consapevole ma diffidiamo da quei siti che ci dicono come curarci e privilegiamo quelli che ci dicono in base a quali criteri devono essere assunte le decisioni mediche. L’informazione disponibile sul web non potrà mai essere pensata per il singolo paziente che deve sempre confrontarsi con un professionista da cui ricevere le informazioni e le cure adatte alla sua condizione.