GROSSETO – “La biodiversità rappresenta il vero valore aggiunto dell’agricoltura toscana e della nostra provincia, una ricchezza straordinaria, resa possibile dal forte impegno delle imprese agricole, vere depositarie dell’inesauribile forziere di specialità messo a disposizione in una regione che vanta 15 Igp, 16 Dop, 11 Docg, 41 Doc, 6 Igt e 460 PAT. È per questo che riteniamo necessario che le risorse della Politica Agricola Comune siano destinate a chi vive di agricoltura, mantenendo il principio dell’agricoltore attivo ed evitando comode rendite fondiarie e di posizione”.
Questo l’incipit che Coldiretti Toscana ha lanciato nei giorni scorsi durante la Conferenza agricola organizzata dalla Regione Toscana che Coldiretti Grosseto tramite il direttore Andrea Renna, presente ai lavori, ha voluto ribadire a margine di alcuni incontri di sezione che si sono svolti nei giorni scorsi in Maremma.
“Sono necessarie – ha detto Renna – anche misure di accompagnamento delle giovani imprese, con precise garanzie di accesso al credito, ma anche strumenti di agevolazioni fiscali sul lavoro. Inoltre si ritiene necessario prevedere misure volte a favorire l’accesso alla terra. Le risorse messe a disposizione consentono di finanziare appena un terzo dei progetti presentati dai giovani. Per questo motivo è opportuno potenziare la misura in termini di risorse e, allo stesso tempo, prevedere una premialità nell’accesso alle misure del PSR per quei 1800 giovani che hanno avviato una nuova impresa agricola e non accedono al premio di primo insediamento”.
La promozione dell’agricoltura passa dalla difesa della sua biodiversità in questo senso Coldiretti ha ribadito il no agli ogm “la cui introduzione – ha precisato Renna – renderebbe vani gli sforzi di valorizzare i nostri prodotti tipici che le circa 5000 imprese biologiche toscane portano avanti con impegno in alcuni casi quasi eroico. Questo non significa frenare la ricerca biotecnologica ma garantire che questa possa svilupparsi nel rispetto del nostro patrimonio biologico e delle libere scelte di chi coltiva la terra, mantiene il paesaggio, tutela con la propria presenza il territorio”.
“Tra i fattori che maggiormente impattano sulla competitività delle imprese agricole, si evidenzia l’aggravamento di squilibri ambientali dovuti all’eccessiva presenza di fauna selvatica (in particolare ungulati) e di predatori (lupo ed ibridi lupo-cane) che in molte aree mettono a rischio la possibilità di praticare alcune coltivazioni e l’allevamento. Tra le filiere più colpite troviamo quella ovina dove prosegue il trend di contrazione, sia rispetto al numero delle imprese che al valore della produzione.
Gli impatti costituiscono un notevole elemento di criticità soprattutto quando, come nel caso della zootecnia ovina, si pregiudicano attività che interessano le aree rurali più marginali in cui, salvo poche eccezioni, non si hanno altre potenzialità produttive”. “Da questo punto di vista servono nuovi e più efficaci meccanismi di prevenzione e dove questi non arrivano a proteggere l’attività agricola, c’è l’esigenza di avere meccanismi di risarcimento immediati ed adeguati superando i vincoli come quello del regime de minimis”. Le filiere rappresentano la scelta qualificante delle politiche di programmazione, sottolineano come “deve essere sostenuta la ristrutturazione e la edificazione di filiere che tendano a creare valore aggiunto per le produzioni del territorio. Questo passa per un effettivo accorciamento delle filiere, attraverso cui realizzare un riequilibrio nella remunerazione dei diversi momenti della filiera, liberando risorse utili al l’incremento dei livelli occupazionali e della qualità dell’offerta a beneficio dei consumatori”.