GAVORRANO – Sono cinque i donatori di sangue dell’Avis Gavorrano – Scarlino ad essere nominati Cavaliere d’ordine al merito della Repubblica Italiana. Renato Bianchi, Claudio Cantini, Daniele Casangeli, Fiorenza Farioli e Silvano Ristori riceveranno l’alta benemerenza, durante una cerimonia in occasione della Festa della Repubblica il 2 giugno prossimo a Grosseto.
A presentare i nominativi dei donatori è stato lo storico presidente Avis, Marco Ciacci, poco prima di cedere il suo incarico alla nuova formazione del consiglio direttivo in occasione dell’ultimo assemblea dei soci. Una richiesta che ha trovato il parere positivo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«Nell’ottica di valorizzare alcuni dei principi morali che costituiscono parte fondante di quest’associazione e della società in genere, – spiega Marco Ciacci – avevamo a suo tempo avanzato la proposta indirizzata a conferire ad alcuni soci donatori dell’Avis di Gavorrano-Scarlino la benemerenza di Cavaliere della Repubblica Italiana. La segnalazione deriva principalmente dall’elevato numero di donazioni di sangue da parte di ognuno di loro, oltre che da una fedeltà nel tempo verso un’associazione che fa della solidarietà e dell’altruismo dei veri principi di vita, valori che, purtroppo, sembrano attraversare una crisi nel contesto della società moderna».
L’Avis locale, infatti, rinnova l’appello ai cittadini di essere presenti nelle donazioni di sangue che, stando agli ultimi numeri, hanno subito un sensibile calo. Una realtà che riguarda anche l’associazione dei donatori Gavorrano-Scarlino, bensì in tanti anni di attività ha sempre rappresentato un’eccellenza a livello regionale.
«Vorrei ricordare – aggiunge Marco Ciacci- che questo riconoscimento non è solo indirizzato ai cinque donatori premiati; esso costituisce una ricompensa per tutta la nostra Avis e per una piccola comunità come quella dei due comuni che rappresentiamo: Gavorrano e Scarlino, perché gli abitanti di questo angolo di Maremma si contraddistinguono da sempre in fatto di umanità, solidarietà e la propensione verso i malati, i sofferenti. Se oggi, nonostante le difficoltà dovute a una società che cambia, i nostri donatori sono di continuo presenti ad aiutare i più deboli, sempre più abbiamo bisogno di diffondere nelle nuove generazioni quei valori morali così fortemente radicati nel nostro popolo di donatori».