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GROSSETO – Complici i tanti ponti primaverili in agguato, c’è grande frenesia nel mondo del turismo. E anche un bel po’ di confusione. Con la tentazione diffusa del fai da te che minaccia di frantumare l’offerta turistica provinciale in tante iniziative; lodevoli nelle intenzioni quanto potenzialmente inefficaci negli esiti.
In origine erano le Agenzie provinciali per il turismo – note con l’acronimo Apt – Poi, fatale la penuria di risorse pubbliche, la promozione turistica venne affidata a un’unica cabina di regia a scala regionale per vendere meglio nel mondo il brand Toscana, con i sotto marchi territoriali. E Toscana promozione fu individuata come veicolo privilegiato, con la Provincia di Grosseto impegnata dal 2013 a investire nel progetto di accoglienza “Mitup Maremma” che ha messo in rete enti pubblici e imprese private. Costruito intorno al portale turismoinmaremma.it e animato da un desk iperattivo sui social. Infine la Provincia è andata in anossia finanziaria e ha abdicato, perdendo il ruolo di play maker dell’incoming turistico.
Nel mezzo iniziative settoriali finite male come Maremma wine shire, ircocervo tra sagra, evento “B2B” (commercio fra aziende) per buyer del vino e generica promozione dell’agroalimentare made in Maremma. Ma anche missioni alle fiere internazionali di settore dei più forti consorzi di operatori turistici, purtroppo incapaci di muoversi a mo’ di falange macedone. Oppure iniziative più strutturate come “Maremma Toscana – Costa della vela”.
Last but not least, giusto un anno fa, la trasformazione di Toscana Promozione in Toscana Promozione Turistica, agenzia regionale esclusivamente dedicata alla valorizzazione dell’immensa e diversifica offerta turistica della Toscana: 13 milioni di arrivi e 44 milioni di presenze nel 2015.
Insomma un periodo di burrasca, nel quale, nonostante tutto, il semplice fatto di essere Toscana – brand inossidabile fra i più conosciuti al mondo – a salvare la pelle a tutti quanti.
Compresa la provincia di Grosseto che, nonostante crisi, contrazione del periodo medio di permanenza e spesa turistica pro capite, dal 2013 ha visto progressivamente crescere arrivi e presenze turistiche. Fino al milione e 130.000 arrivi per 5,9 milioni di presenze del 2015 [fonte Rapporto 2017 Cciaa della Maremma e del Tirreno]. Con un incremento del +5,6% sull’anno precedente e un ulteriore aumento atteso a consuntivo 2016 del +6,7% [fonte Irpet: Congiuntura turistica 2015 in Toscana].
Ma cosa sta succedendo in questo momento, in attesa del regolamento attuativo del Testo unico del sistema turistico regionale, approvato nel dicembre scorso dal Consiglio regionale?
Succede, tanto per cambiare, che si procede in ordine sparso. Nella zona nord, quella più vivace, il Comune di Follonica ha preso l’iniziativa di costituire un’Agenzia per turismo e cultura, e un Osservatorio, che nelle Colline Metallifere tengano insieme pubblico e privato. Senza troppa chiarezza, però, su dove si dovrebbe andare a parare. Castiglione della Pescaia, forte della propria reputazione, fa repubblica a sé stante e insiste sulla strada del turismo sportivo per destagionalizzare l’offerta. Grosseto, storicamente debole nella programmazione di qualità, butta lì un Osservatorio di destinazione che mal si comprende cosa dovrebbe osservare, in assenza di strategia. La zona sud, dopo la sbornia della promozione della Tuscia concordata fra i comuni della Toscana del sud e del Lazio del nord, è tornata a vivacchiare sulla rendita del turismo romano. Con l’eccezione positiva di Monte Argentario che, almeno, sta provando ad attrarre il turismo croceristico. L’Amiata, infine, rimane a metà del guado, indecisa tra l’identità montagnarda e la divisione tra versante grossetano e senese.
Certo, in un momento di sbandamento generale, ognuno fa quel che può. Ma rimane netta l’impressione che ci si trovi di fronte più a una cacofonia che a un’armonia d’intenti conclusa in una cornice strategica condivisa. Così come che i servizi turistici abbiano ancora un enorme potenziale inespresso, ancorché, a seconda delle stime, il comparto produca tra l’11 e il 15% del valore aggiunto provinciale. A fronte di una media regionale del 9% e di quella nazionale dell’8%. Con grandi margini di miglioramento, ad esempio, rispetto alla spesa media pro-capite dei turisti stranieri: 70 €/giorno da noi a fronte dei 110 nelle città d’arte [fonte Ufficio italiano cambi]. Ma anche degli arrivi degli stessi turisti stranieri in provincia di Grosseto, che nel 2015 hanno raggiunto quota 261.000, +25,5% sul 2014 [fonte Bankitalia], ma che sono ancora solo il 23% degli arrivi totali.
Infine, una delle cose proprio assenti dal dibattito è l’inserimento della provincia di Grosseto in un contesto di promozione e programmazione più ampia. Con la doppia opzione possibile: Toscana costiera – sulla falsariga del lucrativo format “Costa adriatica: divertimento, cultura ospitalità” dell’Emilia Romagna – oppure Toscana del sud. Problema tutt’altro che secondario, perché pensare di promuoversi nel mondo come destinazione turistica provinciale è già un azzardo, figurarsi con sub aree territoriali.
Insomma diverse iniziative, anche fossero ben strutturate, non fanno una strategia. Né un bel territorio da solo diventa per virtù divina una destinazione top nel competitivo mercato mondiale.
Per questo Grosseto non può prescindere dalla Toscana. Né gli Enti locali dalla Regione.