GROSSETO – Il 17 marzo ricorre il centenario della nascita di Carlo Cassola. Cassola, trasferitosi in Maremma intorno al 1940, è nella nostra terra che diventerà partigiano, imparando ad amarla e legandosi profondamente con essa, pur essendo, all’epoca, una terra difficile, ancora bisognosa di trasformazione e di emancipazione dai suoi secolari problemi.
Tanto che fu insegnante di scuola superiore, consigliere comunale del Psi e partecipe della rinascita della vita culturale di Grosseto, nel dopoguerra.
Nipote di Leonida Bissolati (avvocato, difensore dei diritti dei contadini e poi deputato socialista), nipote anche di Luigi Campolonghi, che fu presidente della Lega italiana per i diritti dell’uomo, Carlo Cassola fu partecipante e animatore del circolo culturale Calamandrei a Grosseto, e fu sempre disponibile al confronto con i giovani.
Fu profondamente ancorato alle idee socialiste, di solidarietà ed umanità, e riformista, per questo accusato di arretratezza, per non essere inserito nelle avanguardie intellettuali.
Più che alla discussione intellettuale era interessato ai problemi delle persone, ed aveva a cuore gli umili, i lavoratori (insieme a Bianciardi scrisse sui minatori in Maremma).
«Ed è proprio questa dimensione umana – scrivono dal Psi – che traspare dalle sue opere, quella dimensione che, noi sosteniamo, ha sempre distinto il massimalismo dal riformismo. Ancora oggi è necessaria una riflessione storica su questo punto, in un’epoca nella quale alla politica in generale difettano definizioni e identità culturali (ed alla sinistra in particolare). Celebrare la figura di Carlo Cassola, oltre che per l’importanza in sé del personaggio, è pertanto una occasione per operare quella riflessione».