GROSSETO – Nel corso del 2016 sono stati circa mille le vertenze attivate dalla Cgil di Grosseto. Un numero in crescita rispetto agli anni precedenti a causa soprattutto della maggiore diffusione dei voucher. La provincia di Grosseto infatti è la prima in Toscana per l’incidenza di questo strumento, che dovrebbe servire a coprire le situazioni di lavoro occasionale, rispetto al lavoro dipendente. Di solito i voucher sono utilizzati nel settore del turismo, ma anche in altri settori si stanno diffondendo. E tra le tante vertenze passate sotto gli occhi dei sindacalisti della Cgil ce ne sono alcune che colpiscono e che raccontano un fenomeno sommerso inquietante.
Ecco le storie di chi è rimasto vittima di questo meccanismo. I nomi che leggerete sono di fantasia per tutelare identità e privacy dei lavoratori coinvolti.
Sandro: lavorato 2 mesi ad oltre 40 ore settimanali, presi con i voucher 400 euro al mese ed il nero promesso a fine stagione non è mai arrivato;
Gianni: lavorato a voucher tre mesi. Infortunatosi sul lavoro gravemente ha avuto un anno e mezzo di infortunio. È stato pagato solo dall’Inail perché il voucher non prevede l’integrazione da parte del datore di lavoro; una situazione familiare divenuta ancora più precaria, la necessità di ripensarsi in un mondo del lavoro sempre più competitivo con una menomazione fisica permanente;
Gianna: pagata per una intera stagione con qualche voucher ogni tanto, infortunatasi sul lavoro è stata minacciata per costringerla a dichiarare che aveva avuto un infortunio domestico;
Loretta: licenziata per crisi economica da un ente para pubblico, ha un diritto di riassunzione nei sei mesi successivi. l’ente l’ha sostituita con personale a voucher così che lei non possa affermare che l”azienda ha operato riassunzioni in violazione del suo diritto;
Paola: lavorato a voucher tutta la stagione 2015 e 2016, i voucher gli venivano consegnati già scaduti, anche due mesi dopo la prestazione e coprivano meno di un quarto delle ore lavorate, il resto era stato promesso in nero a fine stagione, nel 2016 non ha visto un euro;
Luigi: costretto a fare straordinari continui con compenso di un buono pasto;
Hamed: un’intera stagione a rifornire di notte gli scaffali di un market della costa – quattro o più ore a notte, trecento euro al mese in generi alimentari del negozio stesso, scelti dal “datore di lavoro tra i prodotti in scadenza”;
Paola, Michela, Francesca, Cinzia, Eleonora, Simona per anni assunte regolarmente da una ditta per fare le pulizie dentro un grande struttura recettiva; dal 2016 chiamate direttamente a voucher dalla struttura stessa, un compenso che tra voucher e nero non arriva alla metà di quello che prendevano negli anni precedenti e nessuna disoccupazione a fine stagione.
«Potremmo continuare con decine e decine di altre storie – spiegano dalla Cgil -; perché mille vertenze in un anno sono mille persone in carne ed ossa che hanno subito soprusi e alle quali si è provato a togliere la dignità. Cambiare questo stato delle cose riteniamo sia un dovere morale e civile».