ORBETELLO – «L’amministrazione Casamenti ha deciso di mettere mano al regolamento delle sagre senza, però, dare seguito a quella svolta epocale a cui faceva riferimento in campagna elettorale. A ben vedere, infatti, pare proprio che le differenze rispetto al passato non siano affatto rilevanti». Il Pd di Orbetello interviene sul regolamento per le sagre.
«Nel regolamento elaborato dall’amministrazione Paffetti i giorni a disposizione per organizzare sagre in bassa stagione erano 40 e il periodo utile si protraeva fino al mese di giugno – si legge nella nota -. In alta stagione, invece, i giorni a disposizione erano 85. Anche nel nuovo regolamento in bassa stagione i giorni a disposizione sono 40 e in alta stagione sono 85. Cosa è cambiato, dunque? Per quanto riguarda la bassa stagione, la differenza sostanziale sta nel fatto che nel 2017 terminerà ad aprile e dal 2018 nel mese di marzo. Per quanto riguarda, invece, l’alta stagione, l’unica differenza è che i giorni dovranno essere continuativi».
«Niente di nuovo sotto il sole, dunque. I ristoratori di certo non potranno cantare vittoria dato che la situazione in estate è pressoché la medesima. A pagare le spese di questo ennesimo topolino partorito dalla montagna, invece, saranno sagre come quella di Fonteblanda che, com’è noto, veniva organizzata l’ultima settimana di giugno – continua il Pd -. Ebbene, terminando la bassa stagione in netto anticipo, questa sagra sarà destinata a sparire, mettendo a repentaglio il futuro della Pro Loco che non potrà fare altro che contare solo ed esclusivamente sul sovvenzionamento del Comune. In merito, è opportuno fare presente che l’ipotesi di anticipare la sagra di Fonteblanda è del tutto remota non essendo la Pro Loco dotata delle strutture necessarie al contrario, ad esempio, di San Donato. Tra l’altro e per inciso, proprio Fonteblanda dovrà vedersela anche con la chiusura anche dello sportello turistico. Il Comune di Orbetello ha figli e figliastri, dunque? Evidentemente sì».
«In sintesi, ai ristoratori non cambierà assolutamente nulla considerando che i giorni a disposizione per le sagre sono rimasti i medesimi e a pagare le spese di questa decisione alquanto discutibile saranno solo le sagre che abitualmente venivano organizzate nei mesi di aprile, maggio e giugno. Indipendentemente dallo sbigottimento con cui immaginiamo stiano facendo i conti i ristoratori, facciamo anche presente che nell’ottica della destagionalizzazione, penalizzare eventi in questi mesi potrebbe essere un errore fatale per l’incoming per due ragioni. Non avendo dato seguito ad un coordinamento con i comuni limitrofi, è alquanto verosimile che, pur non essendoci sagre nel nostro territorio in aprile, maggio e giugno, vengano prese d’assalto quelle organizzate nelle altre località. In secondo luogo, poi, le sagre in un periodo in cui il flusso di turisti non è massiccio come in piena estate rappresentavano un’ottima occasione per dare visibilità al nostro territorio e penalizzarle non farà che mettere in difficoltà gli operatori turistici della zona. Insomma, se c’è una logica dietro a questa manovra dissuasiva che ci venga spiegata perché per il momento pare che né i ristoratori, né gli operatori turistici, né le sagre e né, tantomeno – conclude -, il territorio ne trarranno beneficio».