GROSSETO – «La situazione che si è venuta a creare dopo la unificazione delle Asl di Grosseto, Arezzo e Siena può essere definita, senza paura di essere smentiti, una giungla, fatta di regole diverse, di orari diversi, di retribuzioni diverse, di realtà efficienti e consolidate, vedi la centrale 118 di Grosseto, sottratte al territorio, e di organizzazione del personale e delle strutture funzionali ben lungi dall’essere completate». L’Unione sindacale di base e il Nursing up intervengono sulla fusione delle tre Asl.
«I frutti avvelenati di una fusione a freddo, accelerata per evitare che un referendum popolare la mettesse in discussione ed attuata esclusivamente per volontà politica della Regione, sono tutti ancora sul tavolo. E lascia attoniti che queste prevedibilissime conseguenze siano state, volontariamente o meno sottovalutate, anzi ignorate, da chi questa fusione l’ha progettata e voluta – continua -. Le conseguenze pratiche di questo voluto o meno pressappochismo, le vivono però quotidianamente infermieri, Oss e il personale tutto».
«A distanza di più di un anno dalla creazione della ASL unica, è lontana dal vedere la conclusione la tematica riguardante l’orario di lavoro. Ad Arezzo e Siena, per fare un esempio il più comprensibile possibile, il dipartimento della prevenzione ha l’orario articolato su sei giorni, mentre a Grosseto è articolato su cinque giorni ed è, ed era, facilmente prevedibile l’impatto sulla vita lavorativa dei dipendenti. Altrettanto lontana da una soluzione è la omogeneizzazione degli stipendi. Sempre per fare un esempio, un Infermiere cat. D, ha una quota mensile di produttività di 122 euro a Siena, di 119 euro ad Arezzo e di 87 euro a Grosseto, mentre un Operatore socio sanitario cat. Bs ha una quota di 90 euro a Siena, di 103 euro ad Arezzo e, come sempre fanalino di coda, di 79 euro a Grosseto. A distanza di un anno, a dispetto delle rassicurazioni date dai vertici aziendali a dicembre 2016, non si intravede la luce alla fine del tunnel» e quindi USB e Nursing Up stanno valutando una azione legale volta a chiedere le somme arretrate perse dai dipendenti della ex Asl 9 dal momento dell’unificazione.
«Ed è grave che, a fronte di questo caos, chi ha imposto in maniera dispotica la riforma sanitaria, leggasi Regione Toscana, ora si volti dall’altra parte e lasci la patata bollente alla trattativa aziendale. Il minimo che ci si aspetterebbe è che venissero destinate risorse aggiuntive per parificare gli stipendi o che comunque venisse ricercata una soluzione ma, al di là di dichiarazioni piccate di esponenti regionali, a fronte di sollecitazioni in tal senso provenienti dal sindaco di Grosseto – e finalmente che dopo anni di silenzio tombale il primo cittadino del capoluogo torna ad interessarsi di sanità – niente di nuovo sul fronte occidentale». Continuano i sindacati.
«E che oramai si naviga a vista è dimostrato dalla prospettiva dell’abbandono dell’intensità di cura e lo studio di altri modelli organizzativi. Non ci fosse da piangere verrebbe da sbellicarsi dalle risate. Ma come, e invito a rileggere le dichiarazioni fatte nel corso degli anni da dirigenza ASL, politici locali etc, non era il miglior sistema possibile – chiedono Usb e Nursing up -? Non metteva al centro del percorso assistenziale e di cura il paziente? Non poneva il Misericordia all’avanguardia in Toscana?»
«Sembra proprio di no e sembra che USB e Nursing Up avessero proprio visto lontano quando, a più riprese, hanno denunciato che l’intensità di cura senza personale non si poteva fare, che la devastante riduzione di personale che ha interessato la ex Asl 9 – nel triennio 2012/2015 sono state perse più di trecento unità – non permetteva una assistenza adeguata ai pazienti e che i carichi di lavoro di Infermieri ed Oss stavano diventando pericolosamente insopportabili. Niente è stato fatto per cercare di cambiare lo stato di cose, Infermieri ed Oss hanno continuato a pagare sulla loro pelle scelte scellerate ed è solo per la loro dedizione che la “baracca” ha continuato a funzionare. Dopo la presa d’atto del fallimento forse un grazie sarebbe loro dovuto. E forse sarebbero dovute anche delle scuse alle persone che nel corso di questi anni hanno avuto modo e maniera di provare l’intensità di cura – concludono – in salsa grossetana in veste di pazienti».