GROSSETO – «Aprendo i giornali e guardando, su Facebook, il video delle due donne rinchiuse in un container in metallo fuori da un supermercato di Follonica, sono rimasto prima basito, poi profondamente addolorato». Ad intervenire sulla vicenda di cui si sta interessando anche la stampa nazionale è il direttore della Caritas don Enzo Capitani.
«Lo sgomento ha preso il sopravvento sulla meraviglia e lo stupore, perché vedere due esseri umani messi alla gogna in modo tanto brutale mi ha fatto sinceramente perdere fiducia nel progresso civile della nostra società – prosegue don Enzo -. Quelle grate sopra la testa di due donne mi hanno inevitabilmente richiamato alla mente “gesta” di altre epoche, di altri regimi e di fasi storiche in cui la dignità e il rispetto delle persone venne letteralmente annientato solo perché quelle persone appartenevano ad etnie o religioni che era stato deciso non dovessero più avere diritto di cittadinanza nel consesso umano».
«Non si possono trovare giustificazioni ad un gesto di questo tipo: non si tratta, infatti, di uno scherzo più o meno pesante, non è una goliardata carnevalesca, né altro. E’ semplicemente un gesto oppressivo e discriminatorio – afferma il direttore della Caritas -. Il nostro territorio non può essere ferito in questo modo dalla mancanza di rispetto verso coloro che non sono uguali a noi nelle loro caratteristiche etniche, linguistiche o fisiche. Al di là delle differenze, infatti, tutti quanti – istituzioni, forze politiche, Chiesa, singoli cristiani e cittadini – se vogliamo non smarrire definitivamente la speranza in questa umanità e conservare un minimo di pace, dobbiamo saper condannare con le parole e coi fatti gesti così. Gesti che denotano solo superficialità e assenza di consapevolezza».
«Mi domando però, da uomo, oltre che da prete: se la nostra superficialità e la nostra non consapevolezza portano ad agire così verso altri esseri umani, vuol dire che l’umanità si sta avviando verso l’annientamento? Voglio pensare che questo sia solo un mio pensiero personale, perché poi mi guardo intorno e vedo che, accanto a chi compie gesti così, ci sono, grazie a Dio, persone che, invece, mettono a disposizione ciò che sono e che hanno per promuovere gesti di riconciliazione, consapevoli che l’umanità è ben più grande del nostro ‘piccolo mondo’ locale, ma anche del nostro Paese – scrive Capitani -. Ormai i confini sono quelli dell’intero pianeta e siamo chiamati a convivere pacificamente, pena la distruzione della nostra umanità».
«Altro non ho da offrire che questa povera riflessione, sperando che chi ha condiviso quel video o ha lasciato commenti di approvazione, rientri per un attimo in se stesso e si riscopra nella sua dignità di uomo uguale, nelle differenze, a ogni altro essere umano». Conclude.
In questi anni la Caritas diocesana di Grosseto ha fatto parte del tavolo per la promozione di progetti di integrazione di persone di etnia rom, sinti e per i camminanti e sul territorio ha sostenuto questi gruppi etnici con apposite iniziative, a partire da percorsi di alfabetizzazione e anche di inserimento nel mondo del lavoro.