GROSSETO – “La nota del sindaco di Grosseto che minaccia l’uscita dal Coeso Società della Salute se non saranno rivisti gli assetti societari ci lascia stupiti. La gestione associata ha come primo obiettivo i servizi ai cittadini e si esce da un consorzio quando non funziona o non è in grado di dare servizi. La rappresentanza è un problema di cui, invece, si può discutere nelle sedi e nelle modalità opportune”. Con queste parole Francesco Limatola, sindaco di Roccastrada e presidente della SdS Grosseto commenta le dichiarazioni di Antonfrancesco Vivarelli Colonna sul futuro del Coeso.
“Richiedere una modifica statutaria è assolutamente legittimo se la si ritiene opportuna – continua Limatola – ma il Comune di Grosseto non ha presentato alcuna richiesta formale in tal senso. Nel corso dell’ultima riunione della giunta della SdS che si è tenuta martedì scorso, infatti, il Comune di Grosseto ha consegnato brevi manu una lettera chiedendo una ridistribuzione del peso dei soci, ma la lettera, peraltro non protocollata in uscita dallo stesso Comune, era indirizzata al direttore del Coeso e, per conoscenza, al direttore generale della Asl ma non all’assemblea dei soci della SdS, come invece sarebbe stato necessario in quanto unico organismo preposto a discutere gli assetti societari”.
“La composizione del Coeso – aggiunge Limatola – è così dalla sua costituzione, nel 2001, e fu decisa quando su sei comuni consorziati quattro, compreso il capoluogo, erano governati dal centro destra. Già ora il Comune di Grosseto ha quote maggiori rispetto agli altri Comuni e la minaccia di uscire dal consorzio, con il rischio di farlo cadere, è assolutamente infondata. Non solo il Coeso rimarrebbe, ma le quote del Comune di Grosseto verrebbero ridistribuite tra i soci, che ne potrebbero trarre anche vantaggi economici. E’ vero, infatti, che il Comune di Grosseto investe circa 4 milioni di euro nel Coeso, perché ogni socio paga una cifra pro capite di 46 euro a cittadino, ma è altrettanto vero che il capoluogo riceve servizi per quasi 9 milioni di euro, grazie a risorse che la SdS ottiene con una sistematica attivazione di progetti regionali, nazionali ed europei, oltre a sponsorizzazioni, vendita di prestazioni e altre strategie. Comuni con una popolazione maggiore, quindi, versano, in base al numero degli abitanti, più denaro nelle casse del consorzio, ma ricevono comunque servizi proporzionali alla loro popolazione: ecco perché i circa 4 milioni di euro del Comune di Grosseto ritornano alla collettività del capoluogo in prestazioni più che raddoppiate nel loro valore”.
“Con la riforma sanitaria avviata dalla Regione – dice ancora Limatola – oltre alla riduzione delle aziende sanitarie vengono potenziati i territori grazie al rafforzamento delle zone distretto individuate come ambiti territoriali ottimali dove vengono valutati i bisogni sanitari e sociali e organizzati ed erogati i servizi con una forte integrazione sociale e sanitaria. Gli enti locali, quindi, possono essere protagonisti nel governo della salute delle proprie comunità, partendo dai loro bisogni di salute che, come sappiamo, dipendono in gran parte dall’invecchiamento della popolazione e dalle cronicità. In risposta a questi bisogni, abbiamo la possibilità e la responsabilità di organizzare servizi sul territorio”.