GROSSETO – «Grosseto è stata il primo capoluogo di provincia italiano liberato dalla Resistenza dopo Roma ed è soprattutto una città di grandi tradizioni civili e democratiche. L’apertura in città di una nuova sede del movimento neofascista CasaPound è in insulto intollerabile, e soprattutto rappresenta un grandissimo problema di ordine pubblico di cui i poliziotti grossetani dovranno farsi carico». È la dura presa di posizione di Daniele Tissone, segretario nazionale del Silp Cgil, sindacato dei poliziotti democratici aderenti alla Cgil.
«Sorrido amaramente – aggiunge il segretario del Slp cgil – quando leggo che i cosiddetti “fascisti del terzo millennio” sarebbero ben disposti nei confronti delle forze dell’ordine, soprattutto durante manifestazioni ed eventi. È una balla colossale e lo dicono i numeri: dal 2011 ad oggi sono state circa 400 le persone denunciate e arrestate legate a CasaPound. Tra le persone recentemente fermate durante alcuni scontri a Roma il vice presidente Simone Di Stefano, già noto agli archivi delle forze dell’ordine come il suo sodale Gianluca Iannone, denunciato in passato, tra l’altro, anche per il pestaggio di un carabiniere».
«Come poliziotti Cgil non possiamo e non vogliamo dimenticare la nostra storia che poi è la storia dell’Italia liberata, democratica e antifascista. Una storia che parte dai nostri padri costituenti, tra i quali si annovera anche Giuseppe Di Vittorio. Una storia fatta di valori che questi signori di CasaPound insultano e prendono in giro, offendono e denigrano. A Grosseto i poliziotti democratici iscritti al nostro sindacato rappresentano un cospicuo numero di agenti in Questura e non solo, siamo al secondo posto tra le organizzazioni di categoria e abbiamo registrato un trend di crescita di oltre il 50% annuo».
«I poliziotti democratici non possono quindi tollerare la presenza di CasaPound, una pseudo associazione la cui esistenza, ai sensi delle norme costituzionali, è già di per sé discutibile perché s’ispira chiaramente a valori e “ideali” inaccettabili. Per questo, nell’associarmi all’appello già lanciato dalla Cgil, dall’Anpi e da numerose associazioni cittadine, chiedo al Questore e al Prefetto di valutare bene tutte le conseguenze che questa vicenda si porterà dietro».
«Una cosa è sicura – conclude Tissone – non permetteremo che a pagare il conto siano, ancora una volta, le donne e gli uomini in divisa che ogni giorno, anche a Grosseto, continuano a garantire la sicurezza dei cittadini nonostante la carenza di uomini, mezzi e strutture, nonostante uno stipendio fermo da 8 anni!».