GROSSETO – «Dopo sette anni chiude “Di scienza e di natura”, una serie di incontri che tenevo con Andrea Sforzi al Museo di Storia Naturale di Grosseto». Inizia così su Facebook il post di Simone Giusti, docente e scrittore grossetano, che sui social e sul suo blog denuncia un caso di censura nei suoi confronti.
«La Fondazione Grosseto Cultura – scrive ancora Simone Giusti – ha deciso di censurare l’iniziativa perché la mia presenza non è gradita, immagino. Non ho avuto modo di confrontarmi con il presidente Francesco Mori, né con gli altri membri del consiglio di amministrazione. Un progetto di successo, portato avanti con costanza nel corso del tempo e con la mia collaborazione gratuita è stato cancellato. Sul mio blog racconto cosa è successo».
«Sono stato sarcastico e irriverente – scrive Giusti sul suo blog – Ho irriso il potente di turno che irride le più elementari regole democratiche, e l’ho fatto con gli strumenti a mia disposizione, apertamente e con un sorriso amaro sulle labbra. E il potente pare che si sia molto offeso, anche se non ho mai avuto occasione di avere un confronto di qualsiasi tipo con lui».
Sul suo blog poi Giusti approfondisce il tema con un lungo post in cui spiega il suo punto di vista (ecco il link www.simonegiusti.eu/wordpress/un-lupo-vestito-da-agnello/) e ricostruisce il suo rapporto con la Fondazione negli ultimi anni fino alle decisioni prese dalla nuova presidenza.
«Dopo sette anni – si legge nella parte finale del post di Giusti -, quindi, “Di scienza e di natura” chiude. Un professionista riconosciuto a livello europeo come Andrea Sforzi è stato costretto dall’azienda per cui lavora a rinunciare a un progetto di successo, portato avanti con costanza nel corso del tempo e con la collaborazione gratuita di uno dei maggiori esperti italiani del settore – che sarei io, detto con la modestia, con la consapevolezza e con la serietà che caratterizzano il mio lavoro».
«Mi dispiace che abbiano costretto un uomo mite come Andrea a dover gestire questa situazione paradossale. E mi turba profondamente il fatto che la politica si permetta di limitare in modo così maldestro, senza motivazioni scientifiche, senza contraddittorio e senza alcun senso delle istituzioni, la libertà d’espressione dei cittadini. Da quest’anno, semplicemente, per una scelta politica che nasce da motivi squisitamente personali, una cosa bella che aveva un pubblico affezionato non ci sarà più».