FOLLONICA – «Il futuro incerto delle acciaierie di Piombino e adesso l’esplodere della crisi di Unicoop Tirreno con la minaccia di centinaia di licenziamenti ed anche la chiusura di punti vendita. Purtroppo dovremmo citare anche le difficoltà e le chiusure nel settore del piccolo commercio.
Insomma, un quadro territoriale a tinte fosche». Inizia così la nota dell’assessore di Follonica Massimo Baldi sulla situazione economica che riguarda la la città del Golfo.
Cosa possono fare i Comuni rispetto a queste enormi difficoltà si domanda l’assessore.
«I Comuni – dice Baldi – devono promuovere un processo unitario e condiviso fatto di politiche attive per il territorio, di valorizzazione delle risorse umane e di creazione di primi strumenti operativi cercando di superare i campanilismi e gli egoismi per costruire una strategia assieme a forze e soggetti intraprendenti presenti o che possano essere attirati in queste terre, non come predatori, ma come investitori e promotori di attività».
«Sul turismo giochiamo parte del nostro futuro, sapendo che da solo non può essere sufficiente per offrire grandi prospettive occupazionali. È però un tema attorno al quale potremmo creare nuovi orizzonti, culturali ed economici».
«La nuova legge regionale sul turismo offre l’opportunità di nuovi strumenti e di strategie: l’attività unitaria di promozione, attrarre nuovi e diversi flussi turistici per più mesi nell’anno».
«Non è infatti sostenibile puntare all’incremento in sé delle presenze estive (certo, senza perderle); al contrario, gli sforzi vanno orientati soprattutto verso altri periodi perché qui ci sono le condizioni oggettive.
Come Comune di Follonica stiamo lavorando verso una proposta da discutere a breve con gli altri Comuni (che ci auguriamo disponibili ad affrontare concretamente) proprio per delineare strategie ed indirizzi unitari, strumenti unici di promozione e gestione (professionali), azioni convergenti con i soggetti – economici, culturali, sociali – che possano contribuire a creare un nuovo scenario».
«La possibile presenza di Università e centri di ricerca, ad esempio, dovremo intenderla in questo modo: non un “fiore all’occhiello”, ma l’opportunità di nuove professionalità, nuovi prodotti, nuovi sistemi di produzione».
«Non avremo soluzioni che immediatamente risolleveranno questi luoghi dalla profonda crisi, ma potremo dare le fondamenta e gli strumenti per nuove prospettive».