GROSSETO – «I dirigenti che hanno portato a questa situazione restano al loro posto e si tagliano i dipendenti». In questa frase di Alessio Di Labio responsabile nazionale della vertenza Unicoop Tirreno per la Cgil è riassunto molto del sentire di dipendenti e sindacati.
Per la Cgil, che oggi ha riunito i delegati sindacali per decidere il da farsi, molta della colpa di questa situazione è della dirigenza «I tre vecchi dirigenti restano al loro posto, e il quarto, quello nuovo, propone di tagliare. Ovviamente se i presupposti restano questi non ci sono margini di trattativa». Le chiusure dei negozi, ma anche le cessioni, devono essere riviste.
La cosa più strana è che tra i quattro punti vendita che verranno chiusi in Maremma ce ne sono due che hanno aperto un paio di anni fa, quando già la situazione aziendale era difficile. Una cosa che è stata fatta anche in altre parti d’Italia. «Si diceva che il problema delle perdite fosse la Campania, e invece la situazione è critica anche in Toscana e Lazio».
«Questa è una cooperativa non si può pensare che il peso gravi tutto sulle spalle dei lavoratori e non sui dirigenti». Adesso partiranno le assemblee sindacali per decidere una linea comune, ma pare chiaro che si andrà verso una serie di scioperi, forse a ore, oppure interi turni. Quando non è ancora chiaro anche perché serve la massima condivisione, e dunque la scelta dovrà essere condivisa da tutti.
Difficile che la cooperativa decida di andare al muro contro muro e non trattare «Credo sia interesse del sistema Coop che ha messo 160 milioni di euro (la cifra prestata dalle altre Coop a Unicoop Tirreno) che Unicoop abbia una prospettiva è che si creda in questa prospettiva. Se poi l’azienda dovesse agire in maniera unilaterale allora la mobilitazione sarà ancora più dura».
La coop ha già fatto sapere di voler utilizzare gli strumenti di legge come ammortizzatori sociali «Ma stiamo parlano di 6-700 persone – conclude Di Labio – a questa gente deve essere data una prospettiva».