GROSSETO – Le nuove frontiere nella diagnosi e nella cura del tumore della prostata al vaglio degli esperti dell’ospedale di Grosseto, della Asl sud est e di altri importanti centri italiani. Venerdì 20 gennaio, a partire alle 9, all’hotel Airone, a Grosseto, si terrà un convegno dal titolo “Il carcinoma della prostata: dalla diagnosi iniziale alla terapia delle forme avanzate”, organizzato dalla Società italiana di Medicina nucleare, rappresentata a Grosseto dal dottor Massimo Tosti Balducci, medico nucleare del Misericordia.
La giornata di studio farà il punto sulle novità nella diagnosi (esami di laboratorio, diagnostica per immagini, biopsia), nel trattamento chirurgico (tradizionale e robotico), nei trattamenti di radioterapia e chemioterapia, sul follow up e sulle nuove terapie utilizzate per combattere le metastasi ossee.
All’ospedale Misericordia, peraltro, grazie alla collaborazione con l’Oncologia e con la Radioterapia, la Medicina nucleare, da alcuni mesi, utilizza una terapia innovativa il “radio 223 dicloruro”(Ra-223): un radiofarmaco ad azione specifica sul tessuto osseo, in grado di aumentare significativamente la sopravvivenza di quei pazienti con metastasi ossee da carcinoma prostatico, che hanno le condizioni cliniche per fare il trattamento, selezionati dal Gruppo oncologico multidisciplinare.
È una opportunità in più che si aggiunge alle attività messe in campo dall’Azienda in ambito oncologico, con terapie e farmaci innovativi, e in ambito chirurgico, con l’attività della Chirurgia generale e, nel caso del tumore della prostata, urologica, con l’uso anche di tecniche robotiche e minivasive.
“Il carcinoma della prostata – spiega Tosti Balducci – è il secondo tumore più frequente nella popolazione maschile a livello mondiale. Nel 2012, in Italia è stata stimata una prevalenza di circa 217.000 diagnosi e un’incidenza di 36.000 nuovi casi, classificando questo tumore come la neoplasia più frequente tra i soggetti di sesso maschile
Nonostante i miglioramenti terapeutici, in una percentuale di pazienti la malattia progredisce fino a diventare resistente alle comuni terapie e raggiungere lo stadio metastatico. In questa fase, le metastasi ossee si manifestano in circa l’80% dei casi e contribuiscono a ridurre la sopravvivenza globale. Nei pazienti che diventano resistenti alla terapia e che presentano metastasi, la sopravvivenza a 5 anni non supera il 30%”.