GROSSETO – L’ospedale di Grosseto e le reti cliniche integrate, in prima linea per restituire alle giovani donne colpite da tumore alla mammella la possibilità di avere figli, attraverso il prelievo e la conservazione del tessuto ovarico.
È proprio dei giorni scorsi la notizia del primo intervento di questo tipo nella Asl sud est, effettuato all’ospedale di Grosseto su una donna di 25 anni, colpita da un tumore mammario. Questa procedura, altamente innovativa, ad oggi, è stata effettuata in poche centinaia di casi e rappresenta un passo avanti importantissimo nella presa in carico delle donne in età fertile, colpite da tumore alla mammella, anche per quanto riguarda il loro futuro e il loro ritorno alla normalità.
“Una possibilità per i cittadini del territorio della Asl sud est, ma anche delle province limitrofe – ha dichiarato la dottoressa Daniela Matarrese, direttore della rete ospedaliera della Asl – che non dovranno sottoporsi a faticosi spostamenti nei centri regionali e nazionali di riferimento. Infatti, molte richieste stanno già arrivando da fuori Azienda e da fuori Toscana. Questo è un caso concreto di inizio di attività delle reti cliniche integrate – continua – che offrono una maggiore qualità delle cure ai pazienti, li accompagnano nei percorsi, a partire dal sistema dei day service, e garantiscono le stesse opportunità di accesso alle cure per tutti i residenti, in qualunque parte del territorio della Asl”.
Nel caso delle giovane grossetana, il prelievo e la conservazione del tessuto ovarico, le permetterà in futuro, se sarà necessario, di effettuare un reimpianto e ottenere cellule sane per una possibile gravidanza. La chemioterapia preoperatoria cui si è sottoposta, infatti, comporta il rischio (circa il 20 % in donne con età inferiore a 30 anni e fino all’80 % in donne di 40 anni), di ledere la funzione ovarica e quindi la fertilità.
Data la giovane età della paziente e la necessità di iniziare quanto prima la chemioterapia, è stato attivato il percorso multidisciplinare della “onco-fertilità”, una rete integrata che coinvolge, oltre al Dipartimento oncologico, anche quello chirurgico e materno-infantile, nonché le reti e il Centro per la PMA dell’ospedale di Cortona, la struttura di riferimento per tutta la Asl sud est.
Come spiega il dottor Carmelo Bengala, direttore dell’Oncologia medica di Grosseto, “in questa situazione il fattore tempo, l’efficienza e il coordinamento del percorso, rivestono un ruolo fondamentale. Il caso è stato discusso con il dottor Enrico Colosi, responsabile della Rete per la Gravidanza e parto fisiologico della Asl, con il professor Luca Mencaglia, direttore della Rete PMA della Asl, e con il dottor Fabrizio Signore, direttore della di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Grosseto; è stato quindi deciso di effettuare, prima della terapia, il prelievo di tessuto ovarico da conservare. L’intervento in laparoscopia è stato eseguito dal dottor Signore e il tessuto è stato inviato al Centro PMA di Cortona per essere congelato e conservato. Il tutto in una settimana, dopodiché la paziente ha iniziato la chiemioterapia. Considerando che circa l’11% delle nuove diagnosi di tumore della mammella riguardano donne con età inferiore a 40 anni e che le percentuali di guarigione sono tra il 40 ed il 95% a seconda dello stadio e delle caratteristiche del tumore, è fondamentale garantire ai pazienti la massima possibilità di procreazione negli anni futuri”, conclude Bengala.