GROSSETO – Uno studio di Confartigianato ha calcolato che il 2016 ha segnato il picco storico delle importazioni di giocattoli dall’estero: si registrano acquisti per 1.082 milioni di euro, con una crescita dell’1,8% rispetto al 2015. E la Cina fa la parte del leone: dal Paese del Sol Levante sono arrivati in Italia giochi e giocattoli per un valore di 470 milioni di euro, pari al 45,3% del totale del nostro import di queste tipologie di prodotti.
«E quest’anno, di conseguenza, le calze della Befana porteranno un carico record di giochi e giocattoli stranieri, con una netta prevalenza di prodotti made in China, oltre a Francia (141 milioni), Repubblica ceca (107 milioni), Germania (78 milioni), Paesi Bassi (59 milioni) e Spagna (50 milioni) – afferma Confartigianato -. A tenere alta la bandiera del giocattolo italiano, però, c’è un piccolo esercito di 380 imprese nazionali, con 2.959 addetti e un fatturato di 598 milioni di euro, che si battono sui mercati esteri dove esportano la qualità dei nostri prodotti per un valore che negli ultimi dodici mesi si è attestato a 444 milioni di euro».
E anche dalla Maremma parte l’appello a privilegiare la qualità negli acquisti. Anche per evitare i rischi legati ai prodotti contraffatti, purtroppo sempre più comuni. «Confartigianato raccomanda di fare attenzione alla sicurezza dei prodotti comprati per i regali ai bambini – dice Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto –. Giochi e giocattoli, infatti, sono tra i prodotti a maggiore rischio contraffazione». In Italia tra il 2008 e il 2015 si registrano complessivamente 1.896 sequestri di giochi e giocattoli per 44.893.548 pezzi e un valore complessivo di 185 milioni di euro: la media è di 15.375 pezzi sequestrati al giorno. E soltanto nel 2015, per numero di prodotti sequestrati dalle autorità doganali dell’Unione europea, i giochi e giocattoli risultano al secondo posto, dopo le sigarette, con 4.085.693 pezzi. Nella classifica dei Paesi di provenienza, il 70,3% dei giochi e giocattoli sequestrati proviene dalla Cina, il 21,2% dalla Malaysia e un altro 4,2% da Hong Kong.