SCARLINO – Aria di festa e di natale alla residenza per anziani “Caravaggio” dove questa mattina si è svolto un incontro intergenerazionale tra circa 60 alunni della scuola elementare di Scarlino Scalo e gli ospiti della residenza Caravaggio, alla presenza del sindaco Marcello Stella, delle autorità locali, del parroco, dei volontari della Cri, delle maestre, del direttore della residenza Emanuele Passaseo e dello staff della Struttura.
Un incontro fatto di semplicità, la condivisione di canti, poesie e balletti, che hanno coinvolto ed emozionato tutti, l’eccitazione dell’esplorare luoghi insoliti e conoscere persone nuove, la convivialità della merenda insieme, l’allegria di conversazioni all’insegna della curiosità, della giocosità e della voglia di raccontarsi che solo tra persone libere da costrutti mentali, come bambini e anziani, può avvenire.
Quella che si è venuta a creare è stata una parentesi di spontaneità, che ha piacevolmente interrotto la vita di routine scolastica e della casa Caravaggio, ma che non è stata di certo meno formativa e costruttiva. Per i bambini è stata l’occasione di farsi accogliere e apprezzare da persone di cui naturalmente si fidano, è stato come avere tanti nonni tutti a loro disposizione, a cui rivolgere la loro tenerezza e attraverso cui trarre compiacimento.
«Sono molto orgoglioso e felice di quanto fatto dal nostro istituto scolastico con questa visita” -ha detto il sindaco Marcello Stella-, è importante far capire, a partire dai più giovani, la necessità di star vicino a chi ha più bisogno. Questo, per il nostro territorio, è un segnale forte che mi rende molto orgoglioso in qualità di primo cittadino».
Il direttore della residenza Emanuele Passaseo ha aggiunto «Accanto a tanti fatti di cronaca che spesso ci inquietano, è bello vedere e constatare che esiste una “sanità” professionalmente valida e mossa da forti spinte etiche, momenti come questi dovrebbero essere quotidiani e non eccezionali».
Per gli anziani è stata un’iniezione di vitalità che ha fatto riemergere ricordi positivi e generare senso di protezione, cura e responsabilità nei confronti di tutti quei nipotini improvvisamente acquisiti, a cui raccontare storie e aneddoti.
La signora Ilde, in lacrime dalla commozione, ha commentato: «Tutti questi bambini mi hanno riempito il cuore di felicità, mi hanno fatto ricordare mio figlio all’età di otto anni».
A tutti gli adulti presenti l’esperienza ha insegnato come sia facile far crollare quelle categorizzazioni che condizionano la visione della realtà e guardare finalmente il mondo con occhi liberi: non esistono anziani ominori – in quanto categorie da assistere – ma solo papà e mamme, nonni e nonne, zii e zie, figli e figlie, nipoti, vale a dire generazioni che reciprocamente danno e ricevono, si vengono incontro in modo naturale e, secondo le fasi della vita, sono ora destinatari di cura, ora operatori di cura, in un ciclo che continuamente si rinnova.
In quest’ottica, la sfida che la Rsa Caravaggio ha voluto lanciare è stata quella di porsi non come una collina di serenità dove ritirarsi quando le forze fisiche non sono più all’altezza degli standard richiesti dalla società, ma come luogo di vita, tra altri luoghi di vita, luogo quindi di scambi, di attività, dove tanto si ha da offrire in termini di saggezza, di esperienza, di umanità, di umiltà e tanto si ha da ricevere, in questo caso dalla vitalità e ingenuità dell’infanzia.
I bambini hanno anche concesso il bis, coinvolgendo le maestre e le persone presenti in un simpatico trenino, prima di ricevere i doni da babbo natale e consumare una deliziosa colazione.
Non si è trattato di un evento, quello di stamattina, improvvisato, ma meditato da tempo e proposto da chi già vive la residenza Caravaggio come luogo di vita, recandosi settimanalmente a recitare il rosario, nella consapevolezza che la preghiera di gruppo sia più rigenerante per l’anima della preghiera solitaria: poterla condividere con chi ora ha più tempo per dedicarvisi è un trarre vantaggio anche da parte di coloro che non vivono nella struttura. «Il signor Alberto, con questa intuizione – racconta il direttore –, si era fatto promotore della creazione di una cappella in casa Caravaggio, che è attiva da due anni. A sua moglie Luisa, oggi non più tra noi, stava a cuore il progetto di scambi intergenerazionali da realizzare nella nostra struttura ed è a lei che personalmente dedico questa giornata. Proprio dal dialogo con famiglie e con altre realtà sia istituzionali che del privato sociale, abbiamo maturato la consapevolezza dell’importanza di lavorare in apertura con il territorio e soprattutto in sinergia con altre fasce d’età, per recuperare l’originario ciclo produttivo di vita. Anzi, direi meglio, di vitalità.
L’auspicio è dunque che l’esperienza di ieri non resti un’esperienza isolata e occasionale, ma sia l’avvio di una progettazione concertata con le scuole e con tutte le altre agenzie del territorio.»