GROSSETO – Si erano presentati alla porta del laboratorio orafo vestiti con pettorine della Guardia di finanza, tesserini e distintivi falsi, spacciandosi per finanzieri che stavano effettuando una attività di controllo e ispezione.
Una volta dentro al laboratorio orafo “GMP Grossetana metalli preziosi” di via Adige i tre malviventi avevano fatto allontanare chi era all’interno: un fornitore e un cliente, poi avevano immobilizzato il titolare del negozio (con nastro adesivo, fascette in plastica e manette) e lo avevano rinchiuso in bagno. I fatti risalgono al febbraio 2014.
i malviventi avevano agito indisturbati, portando via dalla cassaforte, dalle vetrine, e dai banchi espositivi, spaccandoli, quanti più gioielli possibile, per un valore di oltre 561 mila euro. Nel corso della rapina era giunta anche una cliente, che aveva suonato alla porta. I rapinatori l’avevano fatta entrare, le avevano tolto la borsa e il cellulare, e l’avevano chiusa anche lei in bagno assieme al titolare. Dopodiché se ne erano andati.
Era stata la donna a liberarsi e a forzare la porta del bagno e dare l’allarme dopo aver raggiunto un negozio vicino. Il personale della Squadra mobile, assieme alla scientifica e alla Volante, già sul posto aveva avviato subito le indagini. Sul posto erano state trovate due fascette da elettricisti, manette, frammenti di pellicola adesiva, alluminio, con le impronte lasciare dai malviventi. Le indagini avevano anche analizzato il traffico telefonico e le celle agganciate dai malviventi, oltre a rapine messe a segno in maniera simile.
Al personale della Mobile, nei mesi di indagine, era saltata subito all’occhio la similitudine con un’altra rapina, avvenuta nel luglio 2014 alla banca Carivit di Bassano Romano, a Viterbo. Anche in quel caso, tre uomini, sempre spacciandosi per finanzieri, avevano rapinato la banca dopo aver chiuso a chiave due impiegati in bagno. La Procura di Viterbo aveva allora individuato tre persone, che erano stati fermati come indiziati di delitto.
Vista la forte analogia con la rapina di Grosseto, la Procura della Repubblica di Grosseto aveva chiesto l’acquisizione degli atti relativi al fascicolo della rapina viterbese. Le informazioni sono risultate complementari rispetto a quelle raccolte dalla Squadra mobile di Grosseto, specie a carico di due dei soggetti implicati nella rapina in banca. Praticamente, delle quattro persone implicate nella rapina alla gioielleria di Grosseto, due erano le stesse di Viterbo, in più c’era un altro soggetto e un uomo che faceva il palo.
Le indagini hanno portato ad appurare le responsabilità di quattro persone, di un’età tra i 41 e i 56 anni, che sono state anche riconosciute dalle foto segnaletiche. I quattro risultavano anche sulle liste di imbarco di alcuni voli da e per la Sicilia. Proprio le celle telefoniche agganciate avevano dimostrato la compresenza dei rapinatori che poi avevano raggiunto Grosseto, la mattina della rapina per poi rientrare insieme Roma. Dei quattro malviventi due sono agli arresti domiciliari, e uno si trova in carcere per altri reati.