GROSSETO – A seguito di “umori” che sempre più spesso si registrano soprattutto sui social network nei riguardi di Caritas, descritta talvolta come una sorta di ricettacolo di tossicodipendenti o sbandati, don Enzo Capitani avverte la necessità di intervenire con una riflessione ad alta voce, sul tema del disagio che riguarda anche la città di Grosseto e sull’emergenza educativa che ne sta dietro.
“Ho troppo rispetto del dolore delle migliaia di famiglie che in questi ultimi trent’anni mi hanno avvicinato perché un loro figlio o figlia era tossicodipendente per buttarla in caciara; ho troppo rispetto delle decine di giovani che ho accompagnato nel loro ultimo viaggio, uccisi da una overdose o dall’Aids come ultima conseguenza di una vita vissuta….sopra le righe, per girarmi dall’altra parte, puntare il dito verso gli altri e dire che la colpa è degli altri, degli spacciatori.
Non sarei onesto con me stesso e tradirei la fiducia di chi ha deciso comunque di intraprendere un percorso di recupero. Sanno che se vogliono uscire dalla dipendenza, il primo passo è una assunzione di responsabilità che suona così: se sono tossico non è colpa della famiglia o degli spacciatori ma sono io che ho scelto.
Solo da questa consapevolezza può maturare la possibilità di decidere di nuovo della mia vita. Anche trent’anni fa si diceva che la colpa era dei “nordafricani” per poi scoprire che spacciatori erano giovani grossetani. Anche allora si diceva di stare attenti ai francobolli e alle caramelle che certe persone potevano offrire; che frequentare certe piazze come S. Francesco, Duomo o Via Clodia era sinonimo di essere tossicodipendente….un modo molto semplicistico per chiudere gli occhi su nostre mancanze educative.
Sì, perché la tossicodipendenza come l’alcolismo o il tabagismo sono sempre frutto di scelte personali, di stili di vita dove tutto è possibile.
Le scelte di vita non mi risulta che si comprino al mercato o da alcune persone, spacciatori o altri, ma si conquistano con la fatica quotidiana di un percorso educativo che si fa assaporando il gusto della vita e la bellezza di ciò che hai grazie al tuo impegno.
O vogliamo ancora credere che i luoghi dell’educazione e dell’aggregazione siano attualmente immune dal problema dello spaccio? O vogliamo ancora credere che il centro città sia “devastato” solo da “forestieri” e non anche da alcuni nostri ragazzi, che si aggirano per le vie del centro saturi di alcool?
Solo l’impegno silenzioso, individuale e familiare, supportato dalle istituzioni, può costituire l’unico argine possibile, perché si tratta sempre e comunque di persone.
Don Enzo Capitani, responsabile Ceis Grosseto e direttore Caritas Grosseto