GROSSETO – Mercoledì 30 novembre, dalle 15.00 alle 18.00, i dipendenti maremmani di TIM, ovverosia Telecom Italia, saranno in piazza Rosselli (piazza della Vasca) per manifestare contro la disdetta del contratto integrativo, e per informare le persone dei rischi che tutti i cittadini corrono con il progressivo smantellamento di una delle più importanti imprese di telecomunicazioni d’Europa.
In provincia di Grosseto sono 85 i dipendenti Telecom, che da due anni non vedono un euro di premio di risultato nonostante abbiano raggiunto tutti gli obiettivi aziendali. Secondo il piano aziendale, il taglio di retribuzione tra integrativo e tfr sarà di circa 200.000 euro anno.
«La disdetta del contratto integrativo per una realtà come la nostra – sottolinea Graziano Benedetti, segretario provinciale di Slc-Cgil – significa la messa in discussione di più di 200.000 euro di quota salario per gli addetti dell’azienda. Con un impoverimento ulteriore del territorio in termini economici. Quello che poi ci preoccupa moltissimo, dopo che il Governo ha affidato inspiegabilmente a Enel la realizzazione della rete nazionale in fibra ottica, Telecom ha dato al management aziendale l’obiettivo di tagliare spese per 1,6 miliardi in tre anni, ridimensionando drasticamente una delle più importanti aziende europee di telecomunicazioni. Una scelta folle che va in controtendenza con quel che avviene negli altri paesi dell’Unione europea, dove siamo agli ultimi posti sul fronte tecnologico e sulla cultura digitale. Con la digitalizzazione del Paese che va a rilento, l’abbattimento del digital divide che è spesso a carico della collettività. Un quadro fosco, di un Paese dove l’assistenza tecnica ai cittadini e alle imprese è tra le peggiori di Europa in relazione ai tempi e alla soddisfazione del cliente».
L’obiettivo del sindacato, pertanto è quello di arrivare al «ritiro della disdetta dell’integrativo aziendale, a internalizzare le attività di sviluppo dell’infrastruttura di rete, investimenti veri per l’abolizione del digital divide e per la banda ultra larga con politiche governative che facilitino la creazione della banda ultra larga. Infine, il mantenimento dell’unicità aziendale, senza spacchettamenti di strutture».