GROSSETO – “Dopo le forti perplessità in merito all’introduzione dello spesometro, come Cia torniamo a ribadire la nostra totale contrarietà a questo che noi consideriamo un ennesimo “balzello” per il mondo agricolo. No dunque allo spesometro trimestrale per i piccoli produttori. Un ennesimo adempimento burocratico che va in direzione opposta alla semplificazione amministrativa e che quindi bisogna correggere o annullare”.
Lo afferma la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori , in merito alla disposizione contenuta nel decreto fiscale che prevede l’obbligo della comunicazione trimestrale delle fatture di vendita e d’acquisto per tutti gli agricoltori titolari di partita Iva.
“Per la Cia infatti – così com’è, lo spesometro è inutile ai fini della lotta all’evasione fiscale; oneroso perché comporta un aggravio di servizio per le imprese; dannoso perché determina insofferenza fra i piccoli agricoltori e discredito nella Pubblica amministrazione costretta a un’attività obiettivamente vessatoria. Bene ha fatto la Camera a correggere la disposizione approvando un emendamento che esonera i piccoli agricoltori di montagna. Questa modifica, tuttavia, non è sufficiente. Il nostro auspicio -evidenzia la Cia- è che si faccia quanto chiesto da molti parlamentari nell’Ordine del giorno infine approvato dall’Aula, che impegna il Governo a “intervenire con atti successivi, al fine di sburocratizzare gli oneri previsti dalla Pubblica amministrazione”.
“D’altra parte- conclude il presidente Enrico Rabazzi – la Confederazione da tempo sostiene l’inutilità di tale adempimento in capo agli agricoltori che hanno un volume d’affari non superiore ai 7 mila euro e che sono esonerati dalla tenuta della contabilità Iva. I controlli sulle fatture possono essere eseguiti semplicemente analizzando i dati presenti nelle comunicazioni dei rispettivi fornitori e clienti. Inoltre, la periodicità trimestrale è un ennesimo onere rispetto alla già gravosa dichiarazione annuale oggi in vigore”.