GROSSETO – «Quello che sta emergendo dall’indagine sulle commistioni tra Ato rifiuti Tocana sud e Sei Toscana è grave e preoccupante. Non siamo abituati ad agitare le forche e ci auguriamo la magistratura sia in grado di arrivare presto a chiarire le responsabilità effettive». Esordiscono i tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Renzetti, Milani e Franceschetti.
«Ciò detto – precisano – se qualcuno pensa di prendere a pretesto questa vicenda per abbattere i costi penalizzando l’anello debole dei lavoratori del comparto dell’igiene ambientale, è bene sappia subito che troverà un’opposizione durissima da parte del sindacato. E non usiamo a caso l’aggettivo durissima. Lo vogliamo mettere subito in chiaro perché fra le righe delle dichiarazioni politiche che sono seguite alle misure cautelari, abbiamo letto troppe semplificazioni e soprattutto troppe omissioni di responsabilità. Ai sindaci che oggi trasversalmente agli schieramenti politici protestano in modo scomposto avanzando ipotesi irrealistiche di riorganizzazione del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, vogliamo infatti ricordare alcune cose precise».
«L’Ato rifiuti Toscana Sud è rimasto per ben due anni senza presidente perché i Comuni non sono stati in grado di trovare un accordo né sui nomi, né sulle strategie – proseguono i sindacati -. Gli stessi sindaci, inoltre, attraverso i contratti di servizio hanno sottoscritto con il gestore del ciclo dei rifiuti gli obiettivi di raccolta differenziata che intendono raggiungere nel periodo di riferimento, e pertanto non possono scoprire a posteriori che questa costa troppo. Infine, i Comuni portano la responsabilità della mancata approvazione di un vero piano industriale dell’Ato rifiuti Toscana sud, che è il presupposto per un’efficiente gestione del ciclo integrato dei rifiuti».
«Siamo d’accordo sulla necessità di individuare formule più efficaci di controllo e protagonismo dei territori – chiariscono Cil, Cisl e Uil – ma questo non significa nascondersi che fino ad oggi le Amministrazioni comunali, governate sia dal centrosinistra che dal centrodestra, non sono state in grado nemmeno di utilizzare gli strumenti esistenti, preferendo delegare o limitandosi a proteste estemporanee legate alle contingenze. Come sindacato abbiamo criticato ferocemente la decisione dei sindaci di vendere a Ecolat i debiti di Coseca, quella di frazionare la gestione del ciclo integrato fra le aziende socie di Sei Toscana all’interno della stessa area vasta, e abbiamo più volte sollevato il problema, irrisolto, del dimensionamento dell’impiantistica a servizio del Piano dei rifiuti, consapevoli che tutto questo avrebbe portato a una cattiva gestione con l’aumento delle tariffe per i cittadini, ma per qualcuno anche degli utili. Problemi che se non gestititi, mettono a rischio i posti di lavoro degli addetti al ciclo dei rifiuti».
«Ci preoccupano quindi certe semplificazioni che qua e là alcuni sindaci, in forma singola o associata, stanno proponendo. E che sottintendono, più o meno esplicitamente, lo smembramento del ciclo integrato dei rifiuti su base di aree territoriali politicamente omogenee, magari senza applicare ai lavoratori il contratto collettivo di settore né la clausola sociale di salvaguardia in caso di subentri aziendali nella gestione del servizio. In definitiva – concludono Renzetti, Milani e Franceschetti – è bene che si sappia che il sindacato non accetterà mai certe ipotesi, basate sull’idea che l’abbattimento dei costi sia scaricato sulle spalle dei lavoratori. Su proposte di questo tipo, infatti, saremmo pronti a una lunga e durissima guerra di posizione».