C’è una gigantesca vacca maremmana distesa in corso Carducci a Grosseto, ma nessuno la nota. È la parente povera della mucca che Pierluigi Bersani vede nel corridoio dell’Italia.
In provincia di Grosseto, ogni 100 giovani sotto i 15 anni ci sono 230 ultrasessantacinquenni, a fronte dei 161 in Italia e 195 in Toscana.
Con questi numeri terrificanti che hanno lo stesso trend crescente oramai da anni, quasi tutta la classe dirigente locale si occupa con catastrofico zelo di parcheggiatori abusivi, telecamere e videocontrolli, clochard e elemosinieri, scrocconi africani e amenità simili. Così che nel discorso pubblico amplificato dai media “il problema” (per eccellenza) è quello dell’invasione dei profughi, piuttosto che della microcriminalità. Con gl’impresari politici della paura che fanno di tutto per sovrapporre gli uni agli altri.
Qualcuno ha definito efficacemente certi argomenti come “armi di distrazione di massa”. Per cui l’assunzione di un manipolo di vigili urbani, per dirne una, diventa un formidabile pretesto per argomentare sul mitico nucleo antidegrado. Fulgido esempio di gestione oculata dell’ambiente urbano….e via discettando.
Nel frattempo i numeri, la realtà, scompaiono dai radar dell’attenzione civica.
Ma alla lunga certi numeri fanno male, ed è un bene che a tirarli fuori sia stato Riccardo Breda, presidente della Camera di commercio. Ente che se assolvesse con lucidità assidua al proprio compito, meriterebbe giudizi più lusinghieri.
Perché quei 230 ultrasessantacinquenni ogni 100 under 15, stanno a significare che siamo quasi degli zombie. Un territorio destinato a lento declino, nemmeno poi così lento. Perché già oggi sono troppo pochi quelli che lavorano rispetto a quelli che sono in pensione o, molto peggio, disoccupati.
Siamo d’accoro, da un bel po’ c’è la crisi. E la nostra struttura produttiva è gracile non da oggi. Ma il fatto è che siamo troppo pochi, e sempre meno saremo. D’accordo anche che è complicato stabilire se siamo pochi perché non c’è economia, o se non c’è economia perché siamo pochi. Rimane inoppugnabile, però, che qui da noi pochi fa scopa con poca economia.
Per questo, forse, invece di buttar via tempo a ragionar su come difendersi da quelli che arrivano, i demoniaci “non Italiani”, sarebbe davvero il caso di metter giù una strategia su come favorirne l’inserimento nella nostre comunità e trarre vantaggi collettivi, sociali ed economici, dalla loro presenza.
Perché, guarda un po’, meno male che arrivano. Visto che senza di “loro” saremmo davvero quattro gatti: 22.000 persone in meno sui 223.650 residenti in provincia al 31 dicembre 2015. Con prospettive zero di sviluppo economico.
Il declino demografico della nostra comunità provinciale, d’altronde, si misura anche con altri numeri. In tutti i 28 comuni i morti sono più dei nuovi nati, con un gap provinciale tra morti e nati che nel 2015 è stato di -1500 persone. Saldo negativo elevato, ma mitigato proprio da quello positivo dei nuovi residenti stranieri +671.
Ad abundantiam: qui da “noi” – ahi voi – non c’è nessuna invasione, perché gli stranieri sono poco meno del 10% della popolazione residente. E senza di loro, ad esempio, in agricoltura in molti chiuderebbero bottega.
Se i maremmani non fanno figli, vivono più a lungo e rifiutano certi lavori, alla fine, non è colpa degli extracomunitari. È la conseguenza di un lungo processo culturale e del miglioramento delle tecniche di cura. Tutto il resto è lolla, paccottiglia ideologica a finalità elettorale. Che magari qualcuno troverà legittimata dalla luccicante vittoria di Donald Trump.
Tuttavia, sommessamente, un suggerimento. Di alibi non si campa di rendita all’infinito. Può durare per un po’, magari qualche anno. Ma i 230 ultrasessantacinquenni maremmani ogni cento giovani under 15 sono “il problema”, di cui gli stranieri non sono il sintomo ma più probabilmente un pezzettino della cura.
Qualcuno si sbrighi a far spostare la vacca da corso Carducci.
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