GROSSETO – «L’ultimo bilancio della fondazione, con relativa nota esplicativa, è pubblico e consultabile sul sito della stessa (a questo LINK). Basta scorrere alcune cifre per capire quale sia il contributo dell’amministrazione locale, e quanto importanti siano le entrate frutto di contributi esterni provenienti da soci privati, da vari sponsor ed in ultima analisi anche dai ricavi frutto delle molte iniziative (alcune delle quali a pagamento) ideate ed offerte alla cittadinanza». La Fondazione Grosseto cultura risponde con una nota a Francesco Donati che qualche giorno fa si chiedeva se non fosse meglio chiudere la Fondazione.
«La fondazione a partire dal 2015 ha cominciato ad intercettare contributi da realtà economiche private conosciute sul territorio che si sono impegnate volontariamente a contribuzioni pluriennali a sostegno dell’attività culturale – prosegue il Cda della Fondazione -; ciò ha permesso all’amministrazione di ridurre il proprio sostegno annuale nel tempo, garantendo in ultima analisi un risparmio a tutta la comunità cittadina».
«È significativo però, in tale quadro, sottolineare che il sostegno finanziario e la funzione del Comune di Grosseto rappresentano le condizioni fondamentali del ruolo e della vita della Fondazione – prosegue la nota -. Garantire la copertura delle spese necessarie alla gestione logistica e amministrativa degli indirizzi culturali dati a suo tempo in gestione sono i presupposti essenziali per sviluppare le azioni di autofinanziamento. Infatti la presenza dell’ente pubblico nelle fondazioni trova fondamento nell’interesse pubblico cui l’ente è preposto; interesse pubblico condizione generale essenziale per qualsivoglia partecipazione di ente pubblico, che evidentemente può essere meglio perseguito con un diverso assetto organizzativo (fondazioni), rispetto all’azione diretta dell’ente stesso».
«Il ruolo strategico esercitato dall’ente pubblico nelle fondazioni private è infatti quotidianamente al centro degli approfondimenti sulla stampa nazionale (ultimo caso per importanza e comodità da citare è l’ingresso del Mibact tra i soci fondatori della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, l’ente cioè che gestisce il Salone del Libro di Torino) – sottolinea -. “Il sostegno del Mibact permetterà agli organizzatori del Salone di agire con più libertà, autorevolezza e serenità. […] L’entrata dei privati porterà nuove energie e competenze …, anche in considerazione del nuovo assetto [della Fondazione per i Libro nda] che vede la presenza del Mibact”. Il virgolettato del Ministro della Cultura, Franceschini sottolinea quanto rilevante e attrattivo possa e debba essere in definitiva per i soggetti privati esterni la presenza nelle fondazioni di importanti enti pubblici; ciò ne costituisce il valore aggiunto».
«Per tornare a noi, è necessario però puntualizzare che le strutture gestite dalla fondazione sono ambiti di proprietà comunale e quindi in ultima analisi, sono servizi necessari al cittadino, perché a nostro avviso è necessario valorizzare musei, istituti musicali e centri culturali-artistici attraverso la promozione e l’ideazione di format culturali, ma proprio in quanto servizi al cittadino, spetta al Comune l’obbligo di garantire la gestione tecnica e logistica di queste strutture con un contributo minimo certo, che permetta la quotidianità di queste istituzioni. Molto si discute se “con la cultura si mangia”; concordiamo che difficile è nell’immediato quantificare i ritorni economici delle attività culturali in generale – precisa il Cda -, ma nel nostro piccolo, crediamo sia stato significativo fare un giro in città durante le ultime iniziative organizzate e parlare con i molti ristoratori del centro cittadino per capire che loro un ritorno economico l’hanno avuto immediato; bastava guardarli in faccia».
«Quindi assodato che la fondazione non vive di soli fondi pubblici ma proprio il contrario (e su tale punto tenderemo a non intervenire più) e che la stessa genera anzi ricchezza, è necessario segnalare come il C.d.A. della fondazione non preveda alcun gettone di presenza per i propri membri, neanche il minimo previsto dalla normativa, proprio per volontà questa sì politica ed in linea con il ruolo che le politiche culturali hanno nei tessuti cittadini. Nulla quindi da nascondere, al contrario il desiderio di aprirsi ancora di più all’esterno, e a chiunque sia interessato a capire il valore del nostro lavoro e l’importanza del mecenatismo culturale (ancor più adesso alla luce delle ultime importanti rivoluzioni normative nazionali adottate dal ministero competente), al riguardo siamo certi che il Gruppo Politico Autonomo (?) potrà quindi apprezzare il nostro operato, da sempre condiviso con l’amministrazione comunale, ed unirsi alle centinaia di concittadini che annualmente frequentano le nostre iniziative e sottoscrivono la tessera associativa (grazie ancora a tutti voi!) che rappresenta – conclude – il miglior riconoscimento alla bontà dei nostri sforzi».