MANCIANO – In merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il direttore tecnico di Ato Toscana Sud e altri professionisti, Antonio Camillo, in qualità di vicesindaco e assessore all’Ambiente del Comune di Manciano, ritiene utile fare alcune riflessioni.
“Mi preme sottolineare – afferma – in primo luogo, la fiducia nell’operato della magistratura e la presunzione d’innocenza dei soggetti coinvolti fino a prova contraria. Eviterei quindi di focalizzare l’attenzione unicamente sulla vicenda giudiziaria che, tuttavia, deve stimolare una riflessione più ampia sul sistema di gestione dei rifiuti e sulle responsabilità della politica e delle amministrazioni locali e regionali che si sono rese protagoniste dei processi messi in atto in questi anni”.
“Fin dall’inizio della gestione unitaria del servizio sulle province di Arezzo, Grosseto e Siena – afferma – avviata il primo gennaio 2014, con l’ingresso operativo di Sei Toscana, come unico gestore del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti sulle tre province, il Comune di Manciano, come capofila e rappresentante degli otto comuni dell’area omogenea di raccolta Grosseto sud, si è contraddistinto per le numerose azioni di contrasto rispetto ad un sistema di gestione che ritenevamo e riteniamo sbagliato, producendo documenti presentati nelle assemblee di ambito, comunicati stampa, fino a scrivere ufficialmente a Regione e Ministero per esporre le nostre perplessità rispetto ad un sistema che palesemente ha portato ad un aumento importante dei costi a carico dei cittadini, senza miglioramenti del servizio e senza aumenti delle percentuali di raccolta differenziata”.
“Tali perplessità, ribadisco – aggiunge il vicesindaco – nulla hanno a che vedere con le vicende attuali, ma si pongono con estrema criticità rispetto ad un sistema di governance della gestione del rifiuto che ha tolto ogni possibilità di decisione, peraltro sancito dalla legge nazionale ai singoli Comuni. Ci siamo trovati così a discutere indirizzi strategici sull’organizzazione dei servizi di gestione del rifiuto in assemblee di 109 comuni dove, piccoli comuni come il nostro hanno peso percentuale pari allo 0,24% e dove otto comuni, sedi di impianto, detengono la maggioranza assoluta in assemblea”.
“Dato che gli impianti di cui si parla sono discariche – incalza Camillo – impianti di trattamento meccanico biologico ed inceneritori, tutti volti al trattamento del rifiuto indifferenziato, non si riesce a comprendere come questi comuni possano aver interesse ad invertire la triste tendenza Toscana in merito alle percentuali di raccolte differenziate, ben lontane dagli standard europei. A nulla sono valse in questi anni le lotte intraprese in assemblea da alcuni comuni minori, per rivendicare un peso decisionale diverso in seno all’assemblea stessa; inutile le richieste di revisione del sistema impiantistico, ridondante e tutto volto all’incentivazione alla produzione di rifiuto; inutili le richieste di ripensamento di alcuni impianti attraverso la loro riconversione in ‘fabbriche di materiali’, atte alle valorizzazioni delle materie prime seconde da raccolta differenziata”.
“L’augurio e la richiesta che faccio – auspica il vicesindaco – è che da questa brutta vicenda possa nascere un ripensamento profondo, in primis dell’amministrazione regionale, che riveda l’attuale sistema, ridisegnando la gestione del rifiuto su aree più piccole ed omogenee, ridando forza al potere decisionale dei sindaci, implementando e incentivando le raccolte domiciliari, anche attraverso una profonda revisione del sistema impiantistico. Tutto ciò consentirebbe, nel volgere di pochi anni, di portare la nostra Regione, così virtuosa ed apprezzata per altri aspetti, ai livelli di civiltà e legalità richiesti dalla Comunità europea in termini di percentuale di raccolta differenziata e riutilizzo delle materie prime seconde”.