PITIGLIANO – Nuova linfa per l’ospedale di Pitigliano e per l’assistenza territoriale, grazie al potenziamento delle attività mediche e diagnostiche, dei servizi per l’emergenza-urgenza, delle reti territoriali e grazie al Centro di Medicina integrata. Con una novità: l’installazione della telemedicina anche al pronto soccorso di Pitigliano, a garanzia di ulteriore sicurezza e qualità dell’assistenza per i cittadini.
È quanto è emerso questa mattina, durante l’incontro che si è svolto nella Città del tufo, cui ha partecipato l’assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi.
Erano presenti, il sindaco di Pitigliano, Pierluigi Camilli, gli amministratori della zona, assessori e consiglieri comunali, il direttore generale Enrico Desideri, insieme alla Direzione aziendale, i vertici ospedalieri e della Zona distretto, i professionisti coinvolti nelle attività ospedaliere e territoriali.
Come anticipato in precedenti occasioni, infatti, è arrivato un responsabile della Medicina interna, il dottor Andrea Montagnani che ha preso servizio nei giorni scorsi, e sono stati assunti due medici internisti, stabilizzando così le unità di personale necessarie al pieno funzionamento del reparto, delle attività diagnostiche e ambulatoriali (i day service, l’ambulatorio di Diabetologia e di Medicina interna), all’integrazione con le medicine complementari.
Il potenziamento della Medicina interna, peraltro, significa anche ulteriore miglioramento dell’assistenza territoriale, attraverso l’integrazione con le specialistiche ambulatoriali e la rete delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft).
“Fondamentale – ha tenuto a precisare il direttore generale, Enrico Desideri – per garantire una risposta sanitaria di qualità ai cittadini. La buona sanità – continua – si fa con l’ospedale, ma soprattutto con la rete delle cure primarie e l’importantissima attività dei medici e dei pediatri di famiglia”.
La qualità dell’assistenza, inoltre, è rafforzata dalla stretta collaborazione tra i medici della Medicina interna che lavorano a Pitigliano, con gli internisti e gli altri specialisti della rete ospedaliera provinciale e di area vasta. “In questo modo – aggiunge Desideri – oltre a garantire percorsi diagnostico-terapeutici condivisi, vengono assicurate le stesse opportunità di accesso ai servizi sanitari, la stessa qualità dell’assistenza e delle cure per tutti gli utenti che hanno a riferimento il presidio ospedaliero di Pitigliano”.
E sarà anche la tecnologia a supportare questa rete, attraverso gli strumenti ormai collaudati della telemedicina e del teleconsulto che verranno incrementati anche a Pitigliano.
Per quanto riguarda il Pronto soccorso, che insieme alla Medicina interna rappresenta il secondo motore per il funzionamento dell’ospedale di Pitigliano, uno dei punti più qualificanti è quello dell’assistenza pediatrica in emergenza. A questo proposito, il personale del pronto soccorso di Pitigliano è formato per l’assistenza ai bambini con specifici corsi, organizzati dalla Pediatria e dal pronto soccorso di Grosseto in collaborazione con l’ospedale pediatrico Meyer, e opera in stretta collaborazione con i pediatri dell’ospedale provinciale.
Più in generale l’attività dell’emergenza a Pitigliano è supportata anche dall’incremento della diagnostica per immagini, con la presenza di un radiologo sei giorni alla settimana, nell’ambulatorio di Radiologia, e dalla dotazione dei mezzi di soccorso per il rapido trasferimento dei pazienti più gravi
L’altro fondamentale supporto al ruolo e alla funzione dell’ospedale Petruccioli è il Centro regionale di Medina integrata, “un modello e un esempio, unico in Toscana e una straordinaria opportunità di attrazione”, lo ha definito l’assessore Stefania Saccardi.
“Il progetto costruito dalla Direzione della Asl Toscana sud est per Pitigliano e le aree limitrofe – ha detto Saccarsi – è in grado di rispondere ai bisogni di salute del territorio. A marzo ci siamo incontrati qui e abbiamo detto che non avremmo depotenziato l’ospedale di Pitigliano e, nonostante le difficoltà, abbiamo trovato personale qualificato per mantenere gli impegni presi, tenendo conto che una struttura come questa non può dare risposte per l’alta complessità. I luoghi più lontani dai centri ospedalieri più grandi e attrezzati devono costruire reti territoriali efficienti ed efficaci. Avere una medicina territoriale forte, attraverso i medici e i pediatri di famiglia, un buona rete della diagnostica e della medicina ambulatoriale, che ruotano intorno all’ospedale, significa rispondere a quasi tutti i bisogni di salute. Non vogliamo impoverire i territori, ma costruire una rete di servizi, utilizzando al meglio le risorse che abbiamo. Del resto, chiudere e depotenziare i piccoli presidi non conviene nemmeno ai quelli più grandi”.