AREZZO – Si ripete ad Arezzo dopo 4 anni (il primo era stato fatto a Grosseto), il corso nazionale sulla chirurgia robotica cervico facciale.
Due giorni di formazione intensiva per acquisire in modo organico tutte le possibilità che la robotica offre al trattamento delle varie patologie del distretto cervico-facciale. Il tutto attraverso una fase teorica, esercitazioni al simulatore ed in sala operatoria con interventi trasmessi in diretta.
Il corso che vede la partecipazione di 35 medici provenienti da tutta Italia, è frutto della collaborazione tra le due unità operative di otorinolaringoiatria della Asl Toscana Sud Est, dirette da Simone Boccuzzi (Grosseto) e Pier Guido Ciabatti (Arezzo). Coinvolto anche il primario di Rieti dottor Paolo Ruscito.
L’impiego della robotica in questa specialità comprende due tipi principali di applicazioni: la chirurgia robotica trans-orale (Tors), in cui si può intervenire nella regione faringea e laringea, e la chirurgia della regione cervicale e tiroidea per via trans ascellare (Rats). “Rispetto alla chirurgia mininvasiva”, spiega il dottor Ciabatti, “il robot ci permette di fare lo svuotamento linfonodale del collo, in seguito alla presenza di neoplasie della faringe, cavo orale, cavità nasali, ghiandole salivari o laringe”. “Altra particolarità, specifica il dottor Boccuzzi è che l’intervento chirurgico con il robot non rilascia cicatrici visibili, poiché l’accesso è dall’ascella e non nel collo”.
La chirurgia robotica rappresenta l’ultima frontiera e al contempo una nuova prospettiva di affrontare la chirurgia; consente all’operatore di utilizzare bracci operativi con movimenti nettamente superiori a quelli del polso umano e sotto controllo di immagini amplificate in visione tridimensionale. Tra Grosseto e Arezzo sono stati effettuati più di 400 interventi con questo tipo di robot. L’innovazione tecnologica e la riduzione delle complicazioni della chirurgia tradizionale fa evidenziare anche un decremento dei costi.
Tutti gli specialisti, sia che si occupino prevalentemente della parte chirurgica o della diagnostica ambulatoriale, dovrebbero essere a conoscenza di questa nuova metodica, per offrire al paziente un quadro completo delle possibilità di soluzione per una determinata patologia di cui è affetto.