GROSSETO – Il valore dei beni sequestrati (107 mila per Banci, 51 mila per Casciani e 36 mil per Picchi) dalla Guardia di finanza era notevolmente superiore rispetto al profitto. Lo si legge nelle motivazioni che il tribunale ha emesso a seguito del dissequestro dei beni di Romeo Banci e Giovanni Casciani rispettivamente direttore generale e direttore tecnico della San Lorenzo servizi assistiti rispettivamente dagli avocati Alessandro Antichi e Riccardo Lottini e da Riccardo Lottini e Dario Guidi e di Gianluca Picchi, direttore amministrativo della San Lorenzo servizi, rappresentato dall’avvocato Alberto Bancalà.
I vertici della San Lorenzo Servizi erano accusati di aver inserito in busta paga ferie non godute “giorni di ferie pregresse che sono non solo ripetuti tutti gli anni, ma notevolmente maggiori al massimo concedibile”. Ma, come fa notare il giudice, “non spetta agli indagati dimostrare la correttezza delle voci presente in busta paga ma agli inquirenti che quelle voci inserite nella busta sono false e non effettivamente dovute. Non è possibile ipotizzare l’illiceità delle voci inserite solo perché ritenute poco trasparenti”.
L’asse portante dell’accusa è il divieto di monetizzare le ferie. Secondo il giudice, però, alla San Lorenzo Servizi, società in house del Comune di Grosseto questo di divieto “non si applica”. Praticamente il divieto riguarda solo il personale delle pubbliche amministrazioni. Inoltre questo divieto “non è così assoluto come ipotizzato nel provvedimento e dagli inquirenti” infatti ad esempio non si applica in caso di cessazione del rapporto di lavoro per cause non imputabili al lavoratore.
Secondo il giudice rimane una “evidente carenza probatoria che non consente di ritenere in alcun modo congrui gli elementi di fatto raccolti dagli inquirenti rispetto all’ipotesi di reato formulata”.