GROSSETO – Le novità introdotte dalla legge per le etichette dell’olio extravergine di oliva nella prossima campagna olearia comportano un rischio: quello che venga messo in vendita un prodotto vecchio, visto che viene eliminato il limite massimo dei 18 mesi dall’imbottigliamento. E ogni indicazione sarà demandata alla discrezione del produttore-imbottigliatore.
«Per quanto riguarda le novità di indicazione del termine minimo di conservazione – dice Emiliano Calchetti, funzionario di Confartigianato Imprese Grosseto – siamo necessariamente critici, perché di fatto è stato eliminato il limite massimo dei 18 mesi dall’imbottigliamento. In pratica per l’olio di oliva viene eliminato il Tmc (Termine minimo di conservazione) previsto dalla norma: sarà lo stesso produttore (imbottigliatore) che glielo darà, a sua discrezione. I nostri frantoiani continueranno comunque a rispettare il termine massimo dei 18 mesi, oltre il quale l’olio può cambiare caratteristiche e sapore, ma i soliti furbetti saranno in pratica autorizzati a commercializzare olio vecchio». Un rischio da scongiurare. La nuova modalità distingue due casi: per la miscela di oli extravergini d’oliva di diverse campagne produttive (oppure oli di provenienza diversa da quella nazionale) va inserito il semplice termine minimo di conservazione, da indicare (sotto la responsabilità del produttore) con la dicitura «da consumarsi preferibilmente entro».
Nel caso di olio extravergine d’oliva al 100% italiano e di una sola campagna olearia va indicata anche la campagna di produzione. Un’altra novità è l’obbligo (peraltro già previsto dal regolamento comunitario) di indicare il valore energetico e i nutrienti. Ma non c’è solo questo.
«Tra le normative più recenti – spiega ancora Emiliano Calchetti – c’è anche un altro aspetto poco conosciuto, ma importante e positivo per i nostri produttori di olio: la stessa legge che ha modificato le modalità di indicazione dei termini minimi di conservazione introduce pure una serie di sanzioni per la violazione delle norme di commercializzazione dell’olio di oliva. In particolare, ed è positivo, un inasprimento delle pene per chi commette frodi sul prodotto. Ad esempio sono state introdotte o aumentate sanzioni per violazioni su imballaggi, informazioni sulla categoria dell’olio, designazione dell’origine e leggibilità delle informazioni obbligatorie».
Tra le novità c’è una sanzione per il cosiddetto «country sounding» («italian sounding» nel nostro caso), nel caso si evochi un’origine geografica dell’olio diversa dalla realtà, anche se l’etichetta è corretta, utilizzando packaging tricolori, immagini o nomi che richiamino l’italianità. «Questo – conclude Emiliano Calchetti di Confartigianato Imprese Grosseto – per garantire la trasparenza e soprattutto non trarre in inganno il consumatore, convinto di acquistare un olio di origine italiana».