GROSSETO – Troppi affittacamere abusivi in provincia di Grosseto. A lanciare l’allarme è Maurizio Parrini, presidente provinciale di Federalberghi che ha analizzato u dati del portale online Airbnb che mette in contatto persone alla ricerca di un alloggio o di una camera con persone che dispongono uno spazio extra da affittare, generalmente privati.
Secondo i dati di Federalberghi, nel 2016 sul portale erano presenti 2.710 alloggi 2.204 dei quali riferiti ad interi appartamenti, 1.127 disponibili per più di sei mesi, e 1.576 gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio.
«Per le locazioni turistiche brevi – prosegue Parrini -, più volte, abbiamo interessato le autorità preposte ai controlli ed i sindaci, richiedendo interventi urgenti, volti a frenarne il proliferare a danno delle aziende turistiche tradizionali. Preoccupa che da aprile 2016 ad oggi, sul sistema telematico attivato dalla Questura di Grosseto per consentire gli adempimenti di registrazione degli alloggiati, si siano registrati solo 47 soggetti privati che hanno effettuato locazioni turistiche dei propri immobili».
«Attraverso questa indagine mirata vengono smascherate le 4 grandi bugie della cosiddetta sharing economy – prosegue la nota -: • non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno; • non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno; • non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi; • non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali».
«Ne consegue che il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato. È inoltre importante sottolineare che vengono danneggiate tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Questa tipologia di sommerso turistico genera concorrenza sleale ed evasione fiscale alimentando – conclude – il lavoro nero».