GROSSETO – Vendemmia 2016. Cala la produzione, cresce la qualità. Questa annata vitivinicola, caratterizzata da una diminuzione di vino stimata intorno al 5%, deve essere annoverata come la migliore degli ultimi anni da un punto di vista qualitativo. Indispensabile adesso che i Consorzi e le cantine cooperative si trovino insieme per parlare del futuro.
“Con l’uva in cantina e con l’avvio della vinificazione possiamo dire di essere soddisfatti di come è andata la vendemmia – commenta il presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Grosseto, Ranieri Luigi Moris –. Il calo della quantità, sviluppato a macchia di leopardo, si deve essenzialmente a fattori climatici, come ad esempio la scarsa piovosità estiva e i venti di tramontana e grecale dei primi di settembre che hanno asciugato i grappoli. Infatti l’uva non ha subito alcuna sofferenza, ha solo una minore parte acquosa e quindi un minore peso, con grappoli floridi e ricchi di acini. Tutto ciò ha portato ad una aumento della qualità del prodotto come non accadeva da anni e questo fa ben sperare perché il vino maremmano sia pagato al giusto prezzo e non come sta accadendo ultimamente con quello in cisterna, venduto a 35 centesimi al litro e nei supermercati messo in vendita confezionato a meno di un euro al litro.”
Anche il vino dunque non è immune alla crisi, con prezzi ridicoli e con una concorrenza spietata. “Per questa ragione – auspica il presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi – dobbiamo tutti insieme pensare al futuro del vino e a quale prospettiva dargli. E’arrivato il momento che i Consorzi e le cantine sociali si trovino tutti insieme per parlare del futuro. Penso alla apertura di un tavolo di confronto, davanti al quale ciascuno abbandoni le sue convinzioni e posizioni preconcette e con un copioso bagno di umiltà collabori con gli altri affinché si trovino punti di contatto per portare avanti progetti condivisi, evitando di sprecare risorse, al fine di promuovere il vino e il territorio di cui questo prodotto è immagine. Le nostre produzioni vitivinicole – conclude – devono essere vendute collegandole ai territori. Questo è il compito precipuo a cui devono assolvere i Consorzi, di cui ho sempre apprezzato l’impegno svolto e gli sforzi profusi. Sarebbe illogico e irrazionale che, in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, ognuno di questi attori si muovesse per proprio conto, piuttosto che concentrare le risorse e le forze su obiettivi comuni e condivisi.”