FOLLONICA – Tutto era partita da una rapina in casa, messa a segno da alcuni soggetti che si erano intrufolati, armati di coltello e con volto coperto, in una abitazione. La cosa aveva ben presto insospettito i carabinieri. Le modalità, come era stata attuata. Da lì erano partite le indagini che avevano portato ad evidenziare una lunga lista di reati: estorsione, ricettazione, furto, spaccio, intimidazioni.
In realtà, quella che sembrava una rapina a danno di due italiani di origine campana residenti tra Follonica e Scarlino, non era altro che un “recupero crediti” messo in atto dai fornitori di quelli che non erano altro che due spacciatori che da qualche tempo smistavano la droga nella zona nord della provincia.
Quattro le persone indagate dagli uomini del capitano Luigi Perri in una operazione che si è dipanata tra Grosseto, Roma e Follonica: si tratta di due italiani (uno, 21 anni, nato a Massa Marittima e l’altro, 26 anni, di Napoli, per cui è stato disposto l’obbligo di dimora) e due stranieri, un peruviano e un tunisino, finiti in carcere.
L’indagine, condotta dal Nucleo operativo della compagnia dei Carabinieri di Follonica, e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha smantellato un traffico di droga, cocaina e hashish gestito sull’asse Roma-Grosseto. Al traffico di stupefacenti si è aggiunta l’estorsione, ai danni dei due spacciatori italiani, che avevano acquistato alcune partite di droga senza poi riuscire a pagarle.
I due uomini di origine campana gestivano un’attività di spaccio al minuto rifornendosi dal peruviano che risedeva a Roma. I due italiani a loro volta avevano compiuto a Grosseto una serie di furti in abitazioni, ma anche di documenti, di denaro e anche uno scooter che poi avevano ceduto al quarto indagato, un ricettatore tunisino. Era stato il tunisino poi a mettere in atto quella che viene chiamata “cavallo di ritorno” una pratica in voga al sud Italia e che qui non era mai stata denunciata prima. Il “cavallo di ritorno” è la pratica che porta, dopo un furto, a riproporre l’oggetto rubato al legittimo proprietario in cambio di denaro. Il nome deriva dal fatto che in principio, questa pratica veniva messa in atto proprio in seguito al furto di cavalli.