CAPALBIO – «Basta con Capalbio regno dei Vip». La richiesta viene da un gruppo di cittadini e ospiti di Capalbio che rifiutano le etichette affibbiate al piccolo borgo.
«Siamo un gruppo di capalbiesi, residenti stabili, molti tra noi giovani, operatori di aziende agricole, turistiche, ricettive, e con noi anche abituali frequentatori, alcuni presenti da decenni, persone che amano pensare a Capalbio come qualcosa di non effimero o soltanto vacanziero. Capalbio è un piccolo borgo della Maremma Toscana, con un’economia che si regge sull’agricoltura di qualità e sul turismo naturalistico. Innanzitutto, per favore, basta con “Capalbio regno dei VIP”! E’ uno stereotipo riproposto da chi non ha alcun interesse alla vera informazione». Affermano i 40 firmatari.
«Se una cinquantina di profughi viene ospitata in un “condominio residenziale di lusso finemente arredato” pensiamo si tratti di un significativo avvenimento storico, un piccolo segno dei tempi, contraddittorio e attualissimo, non una catastrofe lesiva “dell’appeal di Capalbio” – continuano -. Crediamo sia mortificante porre come uno dei problemi principali quello del tracollo dei valori immobiliari. Certamente i problemi esistono: i rapporti inevitabili e per alcuni versi auspicabili con la popolazione locale, le possibilità/opportunità di lavoro, il tempo di permanenza di questi cittadini stranieri, la loro composizione famigliare (chi è solo ha forse ancora più bisogno di accoglienza), ecc. Tuttavia giustificare con simili problemi reali un rifiuto, una paura preventiva, è atteggiamento che sfiora il razzismo».
«Guardiamo invece a quei modelli positivi, di cui alcuni organi di informazione hanno giustamente dato conto, comuni dove sono state messe in atto modalità di accoglienza che, partendo dal concetto che ogni diversità è una ricchezza, hanno prodotto uno scambio culturale, sociale, e persino di lavoro, esempi di vera e profonda Civiltà, e la maiuscola non è usata a caso! Il problema dell’emergenza profughi, lo spostamento di intere comunità, è un fatto epocale che deve essere gestito dalle pubbliche amministrazioni e dalle popolazioni locali con disponibilità, solidarietà e buon senso. Ricordiamo che in passato milioni di italiani sono stati costretti a migrare verso altri paesi. Ricordiamo che la Maremma è sempre stata terra di immigrazione, terra che ha accolto nel corso dei secoli braccia che cercavano lavoro, donne e uomini che cercavano un futuro migliore per sé e per i propri figli. Non vogliamo dimenticare questa nostra storia e tradizione di accoglienza – concludono – prestandoci a strumentali ipocrisie e rifiuti».
I firmatari:
Agata Liotta, Angela Crispolti, Anna Maria Bianchi, Beniamino Podestà, Corinna Vicenzi, Dimitri Angelini, Elena Liotta, Elisa Munton, Enrico Barile, Esterino Montino, Fabio Cianchi, Federico Mantini, Flavio Barile, Francesca Crispolti, Francesco Saverio Bezzi, Giovanni Santachiara, Ilaria Calvano, Irene Silvestri, Loredana Lucentini, Marco Caracciolo, Maria Floriana Calvano, Martina Felci, Matthieu Taunay, Moira Barili Meocci, Monica Cirinnà, Paolo Piccolotti, Roberto Calvano, Roberto Faenza, Sara Brazzi, Sara Lilli, Sara Nasti, Sebastiano Bianca, Silvia Marchetto, Simone Mauro, Stefano Denci, Valentino Podestà, Valeria Cerilli, Veronica Rossi, Viola Morri, Viviana Calvisi.