GROSSETO – Valorizzare il “sano” legame che esiste tra uomo e ambiente in Maremma nelle fasi dell’allevamento ovino: un’azione fondamentale per salvaguardare il patrimonio ambientale, agricolo e ovino della Maremma. Questo l’intento del Caseificio Sociale di Manciano che, con il sostegno del mondo scientifico-universitario toscano, si sta impegnando a sperimentare nuove tecniche di allevamento che vedano prevalere il pascolamento delle greggi rispetto all’utilizzo di mangimi concentrati, continuando così la collaborazione con Legambiente in un percorso incentrato sulla sostenibilità ambientale. Grande impegno anche nell’utilizzo di prati con specie poliennali, che riducano i passaggi sul terreno dei mezzi agricoli, valutando anche la reintroduzione di varietà di coltivazioni autoctone che stanno sparendo dalle coltivazioni locali e nazionali.
“Riteniamo di aver la fortuna di vivere in una fetta di mondo – ha spiegato Fabio Villani, responsabile dello stabilimento di Manciano – dove lo scorrere lento degli anni ha tracciato caratteristiche uniche: il nostro compito oggi è quello di migliorare le produzioni contestualmente al miglioramento ambientale, cosa che sembrava impossibile da realizzare qualche anno fa”.
“Il Caseificio sociale di Manciano rappresenta senza dubbio – ribadisce Angelo Gentili, della segreteria nazionale Legambiente – un punto di riferimento per il settore agroalimentare della Maremma, unendo insieme innovazione, tradizione, rispetto del paesaggio, salvaguardia ambientale e tutela dei consumatori. Questo può diventare un modello non solo per il territorio maremmano, ma replicabile anche in altre realtà per contrastare con forza i processi di omologazione dei prodotti e di sfruttamento intensivo delle aree agricole”.
Un mondo, quello agricolo, che richiede nuove forme di progettualità e sviluppo, che producano una tipologia di allevamento sostenibile e coinvolgano sempre più partner possibili, comprese le istituzioni, che unendo gli sforzi possano dare le risposte che l’agricoltura globale richiede.