GROSSETO – Questa volta ad intervenire sul caso migranti scoppiato in seno alla maggioranza che governa la città, è diventato poi un argomento di confronto politico, sono le cooperative che gestiscono l’accoglienza dei richiedenti asilo e che sono state tirate in ballo in questi ultimi giorni, subendo anche alcuni attacchi diretti.
Tutto, lo ricordiamo, è iniziato quando il Comune di Grosseto ha dato il suo “benestare” alla collaborazione di alcuni richiedenti asilo nell’opera di recupero del vivaio di Princpina distrutto dalle fiamme.
“Il sistema di accoglienza dei richiedenti – a parlare sono Sonia Palmieri per Agape, Finnicella Palmieri Brogi per Auxilium Vitae, Alberto Brugi per Solidarietà è Crescita e Luca Terrosi per Uscita di Sicurezza – asilo è gestito dalla Prefettura, per conto del Ministero dell’Interno. Per dare alloggio, vitto e un alcuni di servizi di integrazione la Prefettura emana dei bandi sulla base dei quali poi stipula accordi con soggetti privati.
Tra questi, nel Grossetano, ci sono le nostre quattro cooperative sociali: soggetti nati da esperienze diverse, ma che operano nello stesso ambito, cercando di prestare servizi a delle persone che vivono uno stato particolare di disagio e che la legge italiana, in linea con il diritto internazionale e le norme europee, tutela.
Le cooperative Agape, Auxilium Vitae, Solidarietà è Crescita e Uscita di Sicurezza danno alloggio oggi, complessivamente, a trecentodieci richiedenti asilo e per farlo impiegano settantuno operatori.
Le 30 euro a persona al giorno che ricevono dal Ministero servono dunque a pagare le strutture e le utenze, il vitto, gli abiti e i prodotti per l’igiene, oltre a coprire il costo orario delle persone impiegate e a finanziare alcuni servizi, come i corsi di lingua italiana. Di queste 30 euro, 2 euro e cinquanta al giorno vanno nelle tasche dei richiedenti asilo per le spese correnti, il cosiddetto “pocket money”. C’è ben poco margine quindi per lucrare!
Se è vero che il meccanismo nazionale dell’accoglienza così come è concepito ha consentito ad alcuni di speculare – la vicenda di Mafia Capitale ne è l’esempio lampante – è altrettanto vero che nei luoghi i cui l’accoglienza è concepita come un sistema in cui rappresentanti dello stato collaborano con i privati in un dialogo costante con le istituzioni, questo non può accadere. Ed è proprio il caso del nostro territorio dove la rete messa a punto tra Prefettura, Asl e Comuni ha consentito di gestire il passaggio di oltre 1300 persone in due anni e mezzo senza ripercussioni per i cittadini.
Comprendiamo però che questo sistema sia sconosciuto ai più e quindi invitiamo tutte le persone interessate ad approfondire i nostri progetti e conoscere le nostre strutture a contattarci. Saremo ben lieti di accoglierle”.