GROSSETO – Razzie quotidiane, greggi dimezzate e danni “certificati” raddoppiati. La presenza degli ungulati, lupi, canidi ed ibridi ha un costo enorme in Toscana: circa 1milione di euro nel solo 2016. Il doppio rispetto ad un anno fa. Senza contare i danni indiretti e non denunciati. Gli agricoltori toscani non devono fare solo i conti con cinghiali, daini, caprioli, storni e mufloni, devono anche difendersi dai lupi sempre più a loro agio anche in presenza dell’uomo capaci ormai di spingersi fino ai centri abitati. Anche gli allevatori di Coldiretti Grosseto scendono oggi in Piazza Duomo, a Firenze, a fianco dei 5mila agricoltori per chiedere l’effettiva applicazione del piano lupo approvato nel 2014 dalla Regione Toscana e sollecitare il piano nazionale ancora “bloccato” in conferenza Stato-Regioni. Coldiretti, che aveva presentato un documento all’assessore regionale all’agricoltura, Marco Remaschi, contenente i punti che hanno scatenato lo stato di agitazione, è in scena nuovamente in piazza, dopo la clamorosa esperienza del 2008, per chiedere l’applicazione della legge obiettivo approvata dalla Regione Toscana e la conseguente riduzione del numero di ungulati che hanno ormai superato il mezzo milione.
“E’ fondamentale che le istituzioni dimostrino, con atti concreti, che esiste una piena presa di coscienza della gravità della situazione ed una precisa volontà di utilizzare tutti i possibili strumenti di intervento, superando ogni incrostazione e complicazione di ordine burocratico ipotizzando, laddove necessario, anche modifiche dell’attuale legislazione. Nella vicenda ungulati – spiegano il presidente di Coldiretti Grosseto Marco Bruni e il direttore di Coldiretti Grosseto Andrea Renna – esistono interessi particolari, che in questi anni si sono consolidati; le istituzioni, la politica e le associazioni di rappresentanza devono sostenere e realizzare una svolta, guardando all’interesse generale della comunità toscana. L’agricoltura e la zootecnia non possono continuare a subire danni. L’obiettivo dell’attività agricola e di allevamento non è ottenere risarcimenti ma fare impresa producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori. Vogliamo riprenderci il territorio da cui ungulati e predatori ci stanno progressivamente sfrattando”. Uno studio del Centro Interuniversitario di ricerca sulla selvaggina ha rilevato, nell’anno 2015, la presenza in Toscana di 109 branchi di lupi per un totale di oltre 600 individui. 600 come le richieste di indennizzo presentate dagli allevatori toscani, a fronte di attacchi subiti dalle greggi nel 2015. “E’ necessario in primo luogo dare applicazione al piano regionale e garantire gli indennizzi agli allevatori che hanno subito i danni. Il rimborso dei danni può essere solo una misura provvisoria; occorre iniziare a gestire il fenomeno per controllarlo e mettere in sicurezza gli allevamenti, che, diversamente, sono destinati a chiudere. A livello nazionale – continuano Renna e Bruni – è stata definita una proposta di piano di gestione del lupo. E’ necessario accelerare l’approvazione del provvedimento che dovrebbe prevedere strumenti e modalità più efficaci per difendere gli allevamenti dagli attacchi degli animali predatori”.
C’è poi la questione del regime di indennizzi de minimis in base al quale ad ogni impresa agricola non possono essere corrisposte, nel corso di un triennio, somme superiori a 15.000 euro: si tratta di una cifra che in molti casi risulta del tutto insufficiente a risarcire il danno che le imprese subiscono per la distruzione del prodotto e per la perdita degli animali allevati.