GROSSETO – «Pur di danneggiare gli altri, non ci si preoccupa di recare danno anche a se stessi. Non è la prima volta, ma certo è che il colmo è stato raggiunto. Se si analizzano i fatti è incredibile la situazione che si è creata all’interno dell’Atc (Ambito territoriale di caccia) di Grosseto. Una breve cronistoria è d’obbligo se si vuole capire». Così parla Luigi Strianese, componente Atc di nomina provinciale.
«Partiamo con la legge della Regione che accorpa gli Atc diminuendone il numero, così in provincia di Grosseto nasce l’Atc unico, da tre a uno: a tavolino lor signori si spartiscono le poltrone, secondo un metodo d’altri tempi, ma mi sono ricreduto nei confronti del presidente Giancarlo Innocenti, che in un momento cosi difficile ha saputo traghettare i tre Atc in uno, con tutti problemi che possono avere tre soggetti fiscali che ragionano con sistemi differenti. Già in questa fase, però, chi si era spartito le poltrone si è accorto che il presidente non era facilmente manovrabile e qualcuno che sedeva nelle retrovie anziché in prima fila ha cominciato a scalciare. Con senso di responsabilità che travalica interessi personali, io e qualche altro componente fin qui abbiamo difeso e sostenuto il presidente Innocenti con lealtà e impegno. Poi è arrivata la Corte Costituzionale, che ha bocciato la legge Toscana sugli accorpamenti degli Atc. Di seguito le sentenze del Tar, sollecitate da Libera Caccia: la seconda associazione venatoria in Italia – prima di Enalcaccia e prima di Arcicaccia – chiedeva di avere le giuste responsabilità di gestione della caccia anche in Toscana e il Tar gli ha dato ragione, fuori i nominati dalle associazioni venatorie Federcaccia, Arcicaccia e Anuu e nomina dei nuovi da presentare entro il 18 luglio. E’ davvero incredibile gestire l’Atc senza i cacciatori: aspettiamo con trepidazione i nuovi nomi per poter lavorare fino alla fine di novembre come previsto dalla Regione. E alla prima riunione dopo 50 giorni di blocco – in una fase molto delicata con i grani maturi e in via di raccolto il grano e l’orzo, in un periodo dove il mondo venatorio viene chiamato a mettere recinzioni e fili elettrici e dove il volontariato si dà da fare per evitare danni considerevoli alle colture – il rappresentante di un’associazione agricola non si presenta né si giustifica, mettendo a rischio il pagamento dei danni del 2015 già pronti per essere versati, in tutto circa 460mila euro. Soldi dei cacciatori per gli agricoltori, che corrono il rischio di essere pagati chissà quando».