GROSSETO – Non è accettabile il fatto che il primo fornitore di grano duro dell’Italia quale è il Canada possa esportare a dazio zero mentre applica una aliquota fino all’11% all’ingresso della pasta in arrivo dall’Italia sul proprio territorio, ma è anche necessario estendere i controlli al 100% degli arrivi da paesi extracomunitari come l’Ucraina dove sono utilizzati prodotti e fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa. Sono queste alcune delle proposte presentate dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel corso del blitz di migliaia agricoltori nella Capitale davanti al Ministero delle Politiche Agricole in via Venti Settembre XX, dove è stato convocato il tavolo nazionale della filiera cerealicola con i rappresentanti delle Regioni e della filiera. Presente anche una numerosa delegazione dalla Coldiretti di Grosseto con il direttore Andrea Renna, il presidente Marco Bruni e il presidente del Consorzio Agrario del Tirreno Massimo Neri insieme a molti agricoltori che coltivano grano nella provincia di Grosseto.
“Analogamente a quanto fatto per i prodotti lattiero caseari, – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – la Coldiretti chiede che venga introdotto l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nell’etichetta della pasta e dei prodotti da forno, riportando le corrette informazioni al consumatore e valorizzando le distintività dei cereali italiani. Ma servono anche l’implementazione di una misura nazionale, con garanzia nazionale, in regime de minimis, che permetta agli agricoltori di ottenere l’anticipo sul prodotto conferito e l’allargamento della moratoria bancaria alle imprese cerealicole, assieme a un progetto per l’assicurazione al reddito delle imprese cerealicole con l’avvio ed applicazione dei fondi di mutualizzazione per la stabilizzazione del reddito delle imprese previsti dal Piano nazionale dello sviluppo rurale 2014-2020 in caso di perdite causate da un drastico calo del reddito”.
Le importazioni in Italia sono praticamente quadruplicate (+315%) dall’Ucraina che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni. Complessivamente le importazioni di grano duro e tenero in Italia sono aumentate del 14% nel primo trimestre del 2016 rispetto all’anno precedente ma la dipendenza dall’estero determinata dall’insufficiente remunerazione della produzione nazionale potrebbe ulteriormente aggravarsi.
“Con questi prezzi – afferma Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – gli agricoltori non possono più seminare e c’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale”.
Il risultato è che è fatto con grano straniero più di un pacco di pasta su tre e più della metà del pane in vendita in Italia ma i consumatori non lo possono sapere perché non è ancora obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. La qualità del grano italiano peraltro non è certo in discussione ed è confermata dalla nascita e dalla rapida proliferazione di marchi che – sottolinea la Coldiretti – garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%.