GROSSETO – Agricoltori in crisi per il crollo del prezzo del grano duro e commissione agricoltura a lavoro per trovare una prima soluzione. «In XIII Commissione agricoltura della Camera – spiega il presidente Luca Sani – siamo consapevoli della situazione pesante che stanno vivendo i nostri cerealicoltori, e in particolare chi produce frumento duro per l’industria pastaria. Da questa consapevolezza l’impegno su più fronti della commissione che presiedo. A partire dall’approvazione, martedì scorso, di una specifica risoluzione preparata dall’On. Mongiello e, già dalla prossima settimana, dallo svolgimento delle audizioni con le varie componenti della filiera».
«Sempre martedì – aggiunge Sani – la Commissione ha esaminato il Ddl di conversione del Decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, prevedendo l’adozione di un Piano nazionale per il settore cerealicolo da parte del Mipaaf per sostenere la competitività delle imprese con “programmi di ammodernamento delle dotazioni infrastrutturali e logistiche, la creazione di reti d’imprese e la diffusione di accordi stabili di filiera, il miglioramento della qualità del prodotto, anche attraverso il trasferimento delle conoscenze della ricerca tecnologica e scientifica alle imprese del settore ed il sostegno alla costituzione di gruppi operativi di cui all’articolo 56 del Regolamento (UE) n° 1305/2013”».
«In parallelo, stiamo lavorando anche con il ministro Martina, che ha convocato per mercoledì 20 Luglio il Tavolo cerealicolo nazionale. In questa fase – spiega ancora l’on. Sani – è chiaro che la priorità è contrastare la caduta del prezzo del grano duro, arrivato a 190-200 Euro a tonnellata, che rischia di indurre la progressiva marginalizzazione di questa coltura in un Paese che, paradossalmente, esporta il 50% della pasta che produce. Ma che importa più di 2 milioni di tonnellate di frumento duro (35%) su un fabbisogno annuo di poco più di 5 milioni di tonnellate, acquisendoli all’estero per lo più da Paesi appartenenti all’area del dollaro».
«L’unica strada percorribile, che però richiede tempo, è quella di puntare sulla tracciabilità del frumento e sulla valorizzazione dei prodotti trasformati all’insegna del made in Italy. Il riconoscimento della Dop al pane toscano, pur nelle sue dimensioni di nicchia, è un piccolo esempio di come si possa dare risalto alla nostra cerealicoltura. In questo caso ai produttori di frumento tenero».
«La vera svolta, quindi, può arrivare dalla qualità diffusa delle produzioni cerealicole, dal recupero delle colture dei grani tradizionali, dalla soluzione dei problemi logistici e di stoccaggio del grano. Recuperando un gap che è concentrato specialmente al centro sud. Nel frattempo, onestamente, l’unica soluzione a breve termine sta nella sottoscrizione di contratti di filiera antecedenti le semine, che distribuiscano più equamente la remunerazione fra le diverse componenti della stessa filiera. Ma bisogna che ci sia una volontà esplicita dell’industria della trasformazione, senza la quale i nostri cerealicoltori continueranno a essere l’anello debole della catena. Ingiustamente penalizzati dalla concorrenza al ribasso sui prezzi nel mercato internazionale».