GROSSETO – Torna in Maremma, per il trentaseiesimo anno consecutivo, il campo-scuola per i bambini e i ragazzi diabetici, finanziato dalla Regione Toscana e organizzato dalla Pediatria dell’ospedale Misericordia di Grosseto, con il supporto dell’Associazione giovani diabetici (AGD).
Il campo è iniziato domenica scorsa e proseguirà fino al 2 luglio, al camping Cielo Verde di Marina di Grosseto, dove si è svolta anche la passata edizione. Il primo appuntamento, infatti, risale al 1980 e da allora, ogni anno, i bambini e i ragazzi che soffrono di questa patologia si ritrovano a Grosseto nei mesi estivi.
Quest’anno partecipano 25 bambini provenienti da tutta la Toscana, tra i 7 e i 15 anni, accompagnati da cinque tutor di età compresa dai 16 ai 21 anni, seguiti da uno staff sanitario composto da tre medici, due infermiere, una psicopedagogista, cui si aggiunge il personale infermieristico della Pediatria e del Dipartimento di emergenza e accettazione, che si alterna per garantire il servizio notturno.
Il motto scelto per l’edizione 2016 è “DAI che ce la fai” dove DAI è l’acronimo per “dieta, attività fisica, insulina”, i tre capisaldi dell’istruzione “che una volta appresi – spiega la dottoressa Susanna Falorni, direttore della Pediatria dell’ospedale di Grosseto – consentono al bambino diabetico di vivere una vita come gli altri, con le stesse opportunità e prospettive. Il campo, comunque, non deve essere interpretato come una vacanza, ma come un luogo in cui l’attività ludica e sportiva è intervallata da lezioni teoriche e pratiche, per insegnare come gestire il diabete tipo 1 ai bambini che ne sono affetti.
Il clima da vacanza, tipico del campo scuola, aiuta ad accettare e applicare le regole dell’autocontrollo, mentre lo spirito di competizione, che si instaura tra coetanei con gli stessi problemi quotidiani, è un ulteriore stimolo a motivare i ragazzi nella cura del proprio diabete. L’autogestione e la capacità a saper gestire questa condizione, del resto, sono un obiettivo importante per il bambino, la famiglia, l’intera società perché una corretta assistenza in età pediatrica comporta la riduzione delle possibili future complicanze e una buona qualità di vita”.
Dopo una settimana al campo, infatti, anche i più piccoli riescono a somministrarsi l’insulina decidendone la giusta dose, a controllarsi la glicemia, a regolarsi con l’alimentazione e con l’attività sportiva. “Sicuramente il contatto 24 ore su 24 con il personale sanitario consente di individuare molto meglio le criticità e le possibili soluzioni”, conclude Susanna Falorni.
Al termine di ogni campo-scuola, infine, viene redatta una relazione in cui sono descritte eventuali criticità rilevate nel controllo metabolico o nell’alimentazione, la componente psicologica, come viene vissuta questa condizione ed affrontata nel rapporto con gli altri, tutte indicazioni preziose per i genitori ed il medico di riferimento.
Questa esperienza pluriennale è stata anche oggetto di un libro “Il signor Glicemia” dove vengono descritti gli “end points” del campo, l’attività didattica differenziata a seconda della fascia di età, l’approccio psicologico con i bambini, la peculiarità della figura del tutor, adolescente diabetico che viene preparato per supportare i bambini più piccoli nel percorso dell’autogestione.
Un particolare ringraziamento da parte degli organizzatori va all’Associazione Giovani Diabetici, che da anni fornisce il proprio supporto per il campo-scuola.
Grazie a loro e all’impegno delle strutture sanitarie, questa iniziativa è una realtà ormai consolidata e riconosciuta dalle principali istituzioni diabetologiche internazionali (American Diabetes Association, International Diabetes Federation, International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes ) come momento fondamentale ed insostituibile nel processo educativo del bambino diabetico, i benefici a breve e medio termine del campo scuola, per quel che riguarda il miglioramento delle capacità autogestionali della malattia diabetica, devono ritenersi provati.