GROSSETO – Voli aerei, export, la vita dei ragazzi italiani in Gran Bretagna. Sono solo alcune delle varianti prese in considerazione dal direttore della Banca della Maremma, Fabio Becherini, che abbiamo intervistato in merito agli effetti della Brexit, l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa.
«È stata una scelta inattesa e temuta dalla maggior parte delle autorità europee e mondiali. Certamente è un duro colpa per l’Europa che ne risulta ferita ma non certo sconfitta – sottolinea Becherini -. Un primo effetto sull’economia reale lo vedremo sugli accordi commerciali. Come ricordato recentemente dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, però, l’Italia insieme all’Austria è uno dei paesi meno colpiti dalla Brexit, infatti il nostro interscambio di beni e servizi con la Gran Bretagna è intorno al 3% del Pil».
«Ne risentiranno le esportazioni inglesi e la produzione interna – prosegue Becherini -. Pensiamo ai dazi doganali. Ad esempio la Mini sarà gravata da un 10% in più di tasse e questo la porterà fuori mercato o ridurrà il guadagno del produttore o si potrebbe ipotizzare un trasferimento di stabilimento fuori dalla GB. Problemi anche per le compagnie low cost, come Easy jet, per i nuovi costi aeroportuali. Maggiori effetti negativi saranno invece proprio sui nostri giovani, la presenza di studenti e giovani lavoratori italiani in Gran Bretagna è veramente importante, venire considerati come extra-europei sarà fortemente penalizzante».
«Due dati sociologici curiosi. Primo: per i ceti deboli, quelli che hanno creduto alle promesse del fronte del Leave, si prospetta una fase ancora più dura. Uscire dalla Ue significa per loro rinunciare anche ai requisiti minimi di protezione sociale sul lavoro che in Gran Bretagna prima non c’erano – sottolinea il direttore generale della Bcc maremmana -. Secondo: uno dei cavalli di battaglia dei Leave era la chiusura al flusso annuo di 330.000 immigrati verso la GB. Però a votare per l’uscita dalla UE sono state soprattutto quelle regioni in cui la presenza di immigrati è inferiore. Erano invece favorevoli alla permanenza in UE i luoghi con maggior presenza di stranieri, dove sono state evidentemente apprezzate le positività dell’integrazione razziale».
«Nell’immediato credo però che le conseguenze peggiori della Brexit le subirà proprio il Regno Unito con una sterlina che nel giro di poche ore è tornata a svalutarsi a livello di circa trenta anni fa e alle prese con un processo di revisione profonda degli accordi commerciali con il resto dell’Europa – precisa Becherini -. Le reazioni sui mercati finanziari sono state ovviamente violente come succede sempre di fronte ad eventi inattesi e non desiderati, ricordo infatti che fino a tarda notte i sondaggi e gli exit pool davano in vantaggio il Remain, per cui nei giorni scorsi i grandi investitori si erano fortemente sbilanciati per il mantenimento del Regno Unito in Europa. Un impatto importante si avrà sia sulle quotazione delle azioni bancarie sia sullo spread dei titoli periferici, ma la presenza e di azioni concordate e potenti delle banche centrali sarà determinante per limitare lo choc provocato dal Brexit».
«Dopo questo voto ci sono le condizioni per uno scenario di avversione al rischio nel breve termine che porterà forte volatilità sui mercati, fase che richiederà calma e sangue freddo. La maggiore preoccupazione sta però negli effetti emulativi del referendum; in effetti la Gran Bretagna potrebbe rappresentare un modello di uscita dall’unione. Altri paesi potrebbero seguire, come più volte ribadito da molti partiti populisti europei, la via dell’uscita. Sarebbe un grave errore se l’Unione Europea provasse ad andare avanti come se nulla fosse accaduto, spero che si veda nell’uscita del Regno Unito un’occasione di profonda riflessione volta a migliorare e rafforzare un’unione a questo punto a 27 Paesi, auspicando – conclude Becherini – una vera unione politica e sociale prima che economica».