GROSSETO – «Ancora un’adesione massiccia al secondo sciopero nello stesso mese, nonostante che per i lavoratori dell’igiene ambientale questo abbia comportato la perdita media di 100 euro in busta paga. L’ennesima dimostrazione di un profondissimo disagio vissuto nel proprio ambiente di lavoro rispetto all’atteggiamento vessatorio tenuto dalle aziende dell’igiene ambientale che aderiscono a Federambiente». È il commento a caldo della segretaria della Fp Cgil di Grosseto, Cinzia Fiacchi, dei risultati di adesione al secondo sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, che ad una primissima rilevazione nei cantieri di Grosseto, Porto Santo Stefano e Orbetello ha avuto un’adesione ben al di sopra del 90%.
«La seconda giornata di sciopero indetta nello stesso mese – spiega Fiacchi – è la conseguenza dell’atteggiamento di Federambiente, che boicotta la trattativa non partecipando nemmeno al tavolo proposto da Anci per trovare una mediazione fra le parti. Le aziende che aderiscono a Federambiente vogliono imporre una modifica dell’impianto normativo del contratto all’insegna dell’aumento di orario e della disdetta unilaterale di suoi singoli stralci in caso di cambio di azienda appaltante, per applicare contratti meno vantaggiosi per i lavoratori sotto il profilo economico e normativo».
«La disdetta della clausola sociale di salvaguardia – aggiunge Fiacchi – ha inoltre un effetto devastante sulla vita dei lavoratori, che non avrebbero più alcuna certezza di continuità lavorativa entrando nel tunnel della precarizzazione permanente. Tenuto conto che si tratta di imprese che lavorano in un regime di riserva pubblica, con servizi direttamente pagati dai cittadini attraverso gli Enti locali, penso sarebbe lecito aspettarsi un atteggiamento più duttile e rispettoso dei diritti di chi lavora. È evidente – conclude la sindacalista – che l’obiettivo politico di Federambiente è far saltare il contratto nazionale, per imporre una contrattazione frammentata nella quale i lavoratori sarebbero in posizione più che subordinata. Ed è altrettanto evidente che la Cgil non può accettare una simile impostazione».