GROSSETO – Una terapia innovativa per combattere le metastasi ossee da tumore della prostata e migliorare, così, la speranza di vita nelle persone colpite da questa grave patologia.
Da alcuni mesi, la Medicina nucleare dell’ospedale Misericordia di Grosseto sta utilizzando il “radio 223 dicloruro”(Ra-223), un radiofarmaco ad azione specifica sul tessuto osseo, in grado di aumentare significativamente la sopravvivenza globale dei quei pazienti con metastasi ossee da carcinoma prostatico, che hanno le condizioni cliniche per fare il trattamento.
Attualmente, in Toscana, le Medicine nucleari autorizzate all’uso questa terapia e che effettuano regolarmente i trattamenti con il Ra-223 sono quella di Pisa e di Grosseto, cui si aggiunge anche Arezzo, che ha utilizzato finora un protocollo sperimentale.
“Il Ra-223 – spiega il dottor Massimo Tosti Balducci, medico della Medicina nucleare del Misericordia – è una sostanza che si comporta come il calcio. Legandosi al tessuto osseo in accrescimento, come quello neoplastico, emette delle particelle radioattive, dette alfa, capaci di determinare una distruzione selettiva delle cellule tumorali. Il trattamento, che prevede l’impiego di questo radiofarmaco con cadenza mensile, è in generale ben tollerato – spiega – e, per le caratteristiche del tipo di radiazioni coinvolte, comporta unicamente una breve attesa in reparto, dopo la somministrazione. Rappresenta quindi una novità assoluta, se consideriamo che, fino ad ora, le terapie disponibili per un’azione specifica sull’osso erano farmaci ad azione prevalentemente palliativa, volti a controllare la sintomatologia dolorosa e privi di un’attività anti-tumorale vera e propria”.
Oggi, invece, grazie alla collaborazione con l’Oncologia e con la Radioterapia, la Medicina nucleare di Grosseto è in grado di effettuare questo tipo di terapia nei pazienti selezionati dal Gruppo oncologico multidisciplinare. È una opportunità in più che si aggiunge alle attività messe in campo dall’Azienda in ambito oncologico, con terapie e farmaci innovativi, e in ambito chirurgico, con l’attività della Chirurgia generale e, nel caso del tumore della prostata, urologica, con l’uso anche di tecniche robotiche e minivasive.
“Il carcinoma della prostata – spiega Tosti Balducci – è il secondo tumore più frequente nella popolazione maschile a livello mondiale. Nel 2012, in Italia è stata stimata una prevalenza di circa 217.000 diagnosi e un’incidenza di 36.000 nuovi casi, classificando questo tumore come la neoplasia più frequente tra i soggetti di sesso maschile
Nonostante i miglioramenti terapeutici, in una percentuale di pazienti la malattia progredisce fino a diventare resistente alle comuni terapie (chirurgica, ormonale e radiante) e raggiungere lo stadio metastatico. In questa fase, le metastasi ossee si manifestano in circa l’80% dei casi e contribuiscono a ridurre la sopravvivenza globale. Nei pazienti che diventano resistenti alla terapia e che presentano metastasi, la sopravvivenza a 5 anni non supera il 30%. Le metastasi modificano lentamente la struttura dell’osso determinando la comparsa di dolore, un aumento del rischio di fratture e di compressione del midollo spinale, con conseguente compromissione della sopravvivenza e della qualità della vita”.