FIRENZE – Il giudice d’appello ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per Francesco Schettino, il comandante della Concordia, la nave da crociera della Costa naufragata davanti all’Isola del Giglio e nel cui naufragio sono morte 32 persone.
I giudici di secondo grado sono usciti intorno alle 20.30, dopo una camera di consiglio durata oltre otto ore: si erano riuniti alle 12:15 circa. L’unico imputato, Francesco Schettino, era assente: ha preferito rimanere a Meta (Napoli). La corte ha confermato la sentenza di primo grado nei confronti del comandante della Costa Concordia inflitta dal tribunale di Grosseto il 9 febbraio 2015: 16 anni di reclusione e un mese di arresto. Il processo d’appello si era aperto il 28 aprile scorso: dieci in tutto le udienze.
Confermando la sentenza di condanna a 16 anni e un mese di arresto per il naufragio della Costa Concordia, la corte d’appello di Firenze ha inflitto però una pena accessoria più pesante per Francesco Schettino: l’interdizione per 5 anni da tutte le professioni marittime. In primo grado l’interdizione, per 5 anni, era solo per l’attività di comandante di una nave, accompagnata anche dal divieto dell’uso del titolo di comandante. La corte ha così accolto una richiesta contenuta nel ricorso fatto dalla procura di Grosseto avverso alla sentenza di primo grado. La pena accessoria è stata inflitta in relazione all’imputazione di naufragio colposo.
La corte d’appello di Firenze ha rideterminato per parte dei naufraghi le somme a titolo di risarcimento danni, aumentandole di una media di 15 mila euro a persona circa. Questo quanto stabilito nella sentenza emessa stasera dai giudici di secondo grado contro Francesco Schettino. Per il Comune del Giglio è stata confermata una provvisionale da 300.000 euro per il danno non patrimoniale. Soddisfazione parziale di alcuni legali di parte civile che hanno annunciato di voler proseguire nelle loro istanze per ottenere risarcimenti più consistenti.
“Sono contento perché è stato confermato l’impianto accusatorio ma si tratta comunque di una sentenza mite, meritava di più per quello che ha fatto”. Queste le parole dell’ex procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, ora in pensione, che ha guidato l’inchiesta sul naufragio della Costa Concordia e che oggi era a Firenze anche se non presente in aula al processo d’appello per Francesco Schettino. Al processo di primo grado la procura aveva chiesto per Schettino 26 anni di reclusione.