GROSSETO – L’associazione politico-culturale “Azione e Territorio” interviene sugli incarichi conferiti in ambito sanitario con una lunga lettera che pubblichiamo:
«Dal primo gennaio 2016 è nata la nuova azienda sanitaria Toscana Sud Est, un’azienda da oltre 10.000 dipendenti al servizio di quasi 700.000 cittadini, un bilancio da oltre un miliardo di Euro, 9 presidi ospedalieri in una estensione territoriale impressionate (circa mezza Toscana) – si legge nella nota -. Già la costituzione di aziende di queste dimensione, senza un’evidenza scientifica dell’effettiva capacità di migliorare le performance complessive del sistema sanitario, desta più di una preoccupazione sul futuro del welfare toscano».
«Ma quello che questa associazione intende esprimere, anche in concomitanza con la delibera sull’assegnazione degli incarichi di coordinamento provvisori, è che questa complessità doveva e deve essere affrontata da un punto di vista organizzativo con strumenti, risorse e modelli completamente nuovi. L’Università Bocconi, in una recente analisi sugli accorpamenti di azienda sanitarie, ha espresso forti dubbi sulle modalità e le capacità dei sistemi aziendali di transitare verso i nuovi assetti senza un approfondito studio di contesto e una conseguente pianificazione della fusione». Continua l’associazione.
«Ci saremmo aspettati, fin dai primi mesi di questa azienda, il ricorso a consulenti ed esperti nell’organizzazione delle aziende complesse – afferma -. A una esplicitazione dei modelli organizzativi che, nel rispetto della legge regionale di riforma, affrontasse i nodi, le questioni, le criticità, in poche parole la complessità. Osserviamo invece una situazione il cui elemento distintivo sembra più essere quello dell’improvvisazione senza una reale strategia e un respiro di lungo periodo. In questo senso la delibera dei coordinamenti, , sembra essere un indicatore evidente della situazione: molte le contraddizioni e le sovrapposizioni, alcuni coordinamenti provvisori non sembrano essere di così rilevante significatività mentre altri sono stati completamente ignorati o, peggio, dimenticati».
«Chiediamo quindi a tutti i soggetti coinvolti: la direzione aziendale, la regione, l’alta dirigenza, le organizzazioni sindacali e le amministrazioni locali di promuovere un cambiamento radicale nel metodo e nelle strategie per la definizione della nuova organizzazione. Il non farlo potrebbe determinare il sospetto, in particolar modo nei cittadini e negli operatori, che le fasi della riorganizzazione siano dettate dalle aspirazioni individuali o dalla pressione di gruppi interni od esterni all’Azienda. La partita è troppo importante per non richiamare tutti ad un senso di responsabilità e al rispetto di un metodo scientifico che anche nel campo dell’organizzazione vive di evidenze, teorie e dati di contesto. Il rischio vero – conclude – è quello di veder naufragare nella confusione più assoluta il sistema sanitario toscano e, di conseguenza, la tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini»