GROSSETO – Non si sblocca la situazione degli ex lavoratori della Onlus per la gestione dei profughi “Partecipazione e sviluppo”. I lavoratori devono ancora ricevere gli stipendi, ma, come sottolineano in una nota, da parte del presidente della onlus ora sarebbe giunta una nuova motivazione al rifiuto di pagare quanto spetterebbe.
Secondo quanto scrivono i lavoratori la risposta del presidente Ghionzoli sarebbe “avete messo gli avvocati e ora non possiamo pagarvi. Abbiamo la volontà di pagarvi ma se le cose andranno per vie legali non conosciamo i tempi, e i costi dei legali saranno senz’altro onerosi per tutti e per voi. Noi siamo disponibili a chiudere e a darvi anche qualcosa in più del dovuto ma le cose stanno così e se ci va di mezzo il tribunale chissà dove andremo a finire”.
«L’associazione – proseguono i lavoratori – ha versato (il 23) una parte dei compensi di dicembre ma qualcuno, come Elia di Pace, continua a non avere ricevuto nulla per novembre e dicembre. I suoi rimborsi per l’utilizzo dell’auto propria e per alcune anticipazioni sono da mesi “congelati per verifiche” anche se i servizi Di Pace li ha fatti tutti. Mercoledì 1 giugno ci sarà, presso il tribunale di Grosseto, la prima udienza per richiesta di sequestro conservativo.
I lavoratori si sono rivolti al tribunale anche per il riconoscimento che «l’attività svolta è da considerarsi a tutti gli effetti lavoro dipendente e non a progetto e le regole da applicare sono quelle dei contratti nazionali. La formula del contratto a progetto adottata dall’associazione ha consentito alla stessa di avere minori spese per retribuzioni (praticamente dimezzate), meno oneri previdenziali ed aumentare i profitti di bilancio alle spalle di chi ha eseguito tutte le mansioni di lavoro previste dall’accoglienza ed in contrasto con la tipologia del contratto».