GROSSETO – «Con l’avvio della campagna elettorale è iniziato il dibattito su cosa fare degli edifici pubblici della nostra città avviati al degrado, come l’ex-Garibaldi o l’ospedale vecchio». A porre l’attenzione su questo tema è Paola Caporossi di Fondazione Etica.
«Per recuperarli i candidati sindaco sembrano fare a gara tra loro nel proporre il progetto più ambizioso, ma, di solito, sorvolano su un dettaglio: dove trovare i soldi per realizzarlo – prosegue Caporossi -. Alcuni ipotizzano di cedere una parte dei beni ai privati, per costruire altre case in un mercato che non riesce a vendere quelle esistenti. Altri parlano, invece, genericamente di fondi europei, che sembrano una sorta di passepartout sempre invocato, ma mai attivato. Se anche volessimo essere fiduciosi e ipotizzare che stavolta gli edifici in questione verranno recuperati, come saranno trovate le risorse, poi, per mantenerli? Il Comune non ne ha a sufficienza».
«Il problema non è solo di Grosseto e neanche solo italiano: per questo, già da qualche anno altri Paesi hanno intrapreso nuove strade per far fronte alla valorizzazione del patrimonio pubblico e rispondere ai bisogni della comunità – affermano da Fondazione Etica -. Imparando da quelle esperienze pratiche, ci siamo convinti che anche a Grosseto serve un progetto complessivo per la città, con una visione più ampia, che dalla rigenerazione dei beni pubblici porti a un modo nuovo di occuparsi del sociale, da intendere non come costo, ma come occasione di sviluppo economico. Non è più tempo, infatti, di elargizioni a fondo perduto: i progetti devono essere sostenibili anche finanziariamente e, una volta avviati, devono avere le gambe per andare avanti da soli. Progetti sociali (dal lavoro alla casa alla disabilità etc…) per l’intera comunità, recuperando quartieri e creando occasioni di inserimento lavorativo. In che modo? Mettendo insieme pubblico e privato, allo stesso tavolo».
«Un esempio concreto: la legge di stabilità 2015 ha introdotto la possibilità di recuperare i beni pubblici in disuso. Ciò significa che un edificio come l’ex-Garibaldi può essere richiesto dai cittadini per finalità di interesse generale – sottolinea Caporossi -. Chi mette i soldi per recuperare quei beni? Il Comune non ne ha e i privati non vogliono rischiare. Il Comune, allora, stanzia comunque dei soldi, ma senza spenderli, bensì mettendoli a garanzia dell’investimento dei privati, che non solo avranno indietro il loro capitale, ma anche una remunerazione del capitale investito. Nel vecchio ospedale, ad esempio, potrebbero essere sistemati locali sia per attività sociali, che non producono reddito, sia per attività ricreative ed economiche, che, invece, lo producono».
«Fondazione Etica, Caritas, Confindustria, Tv9 e Fist Social Life hanno iniziato a lavorare insieme in quella direzione, invitando governo locale, investitori privati, banche e associazioni no-profit, a lavorare allo stesso tavolo. Come funziona l’investimento a impatto sociale? Per quali progetti? Lo spiegheremo nella conferenza stampa che terremo venerdì 20 maggio alle 11 presso la sala del consiglio comunale – spiega Caporossi -. Lì spiegheremo il nostro progetto ai candidati-sindaco e chiederemo di esprimersi in merito. I candidati che ancora non avessero aderito possono farlo scrivendo a segreteria@fondazioneticaa.it»